DAGLI USA NUOVI DOCUMENTI SU FASCISMO E CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI MARCONIA
di Giuseppe Coniglio
Autunno 1943. 80 anni fa veniva liberata la Colonia Penale Confinaria di Pisticci-Bosco Salice da un commando interalleato anglo-americano. Un evento importante per la storiografia posfascista che purtroppo è stato del tutto ignorato da associazioni, scuole, amministrazione. Eppure è stata la prima e più popolata colonia italiana di terraferma dove transitarono dal 1938 al 1943 circa 17 mila deportati, da tutta Italia e d Europa, molti dei quali politici, artisti e irriducibili avversari del regime fra cui Umberto Terracini, padre della Costituente e il principe Filippo Doria Pampilj, primo sindaco di Roma dopo la Liberazione. Gli eventi bellici del 1943 furono vissuti a Pisticci con grande trepidazione e apprensione. Il 16 agosto, mentre la processione di S. Rocco faceva rientro in Chiesa, lo scalo ferroviario, -dove stazionava una tradotta militare tedesca-, fu mitragliato da un aereo inglese. Il 23 agosto, la notizia dell’arrivo degli alleati costrinse i tedeschi ad abbandonare la loro postazione di Rione Terravecchia. Il 9 settembre intanto la divisione “Hermann Goering Panzergrenadiere”, alle dipendenze del maresciallo Kesserling, in ritirata, si proponeva, di istituire una postazione difensiva sul poggio del Casale, ma alle “Varre”, zona già minata dagli stessi nazisti un autoblindato saltò in aria causando la morte di tre militari. I tedeschi, impossibilitati a passare, tornarono indietro e raggiunsero Corleto Perticara, Verso la fine di settembre, trenta soldati anglocanadesi dell’VIII Corpo d’Armata, misero in fuga i militi della colonia confinaria (venne ucciso nel conflitto a fuoco il milite Antonio Carlo Blancagemma). Tutte queste vicende trovano conferma in alcuni documenti inediti, tra cui il “The Falcon Combat Historyof the 79 Fighter”. Oltre alle due incursioni di bombardieri alleati sullo Scalo e località S. Gaetano, voluta dal Magg. Schoellekop, si apprende che, abbattuti alberi e piante, fu realizzato in tempi brevi un campo militare tra le colline. Da dove la squadra 79th raggiunse il Centro di Pisticci il 23 settembre ed esplose alcuni colpi di arma da fuoco contro l’orologio di piazza Municipio, la pompa di benzina e la Croce del Convento. Tuttavia in paese, gli ufficiali alleati ottennero alloggi confortevoli dotati di acqua corrente e luce elettrica. Mentre i Royal Engineers livellarono i solchi lasciati dai tedeschi e ripristinarono la manutenzione dei terreni distrutti nel giro di quarantotto ore. In un documento pubblicato qualche tempo fa da Cosimo Russo, tratto da Gavin Mortimer, “The SAS in World War II. An illustrated history”, -Osprey Publishing, Oxford, 2011, pag. 124” – si legge, tra l’altro, che “Nei giorni successivi, lo Squadrone D stabilì il proprio quartier generale a Bernalda e partì poi per Pisticci. Lungo la strada verificarono il primo volto sinistro del fascismo. “Ci siamo imbattuti in un campo con filo spinato tutt’intorno… All’interno c’era un casino infernale, puzzolente con uomini e donne vestiti di stracci. In una baracca c’era una vecchia signora piena di piaghe con solo una coperta sporca per tenerla al caldo. Molti avevano avuto paura di uscire dalle baracche, pensando che fosse uno stratagemma, ma alla fine uscirono. Erano liberi. Tutti volevano disperatamente venire con noi, ma non potevamo prenderli e lasciammo razioni di cibo, sigarette e acqua”. Il campo di concentramento (che ospitava principalmente prigionieri politici) fu affidato poi alla giurisdizione di guardie italiane. “Fu quella di Pisticci -scrive Pietro Simonetti in una nota- una grande esperienza di formazione culturale e di lotta che preparò il terreno per la formazione dei quadri e dei dirigenti dei movimenti che sfociarono nella lotta per la terra, il superamento del latifondo, la democrazia e il governo democratico degli Enti Locali, la ricostruzione dei Partiti e dei Sindacati. In questo contesto sarebbe utile che l’Upi assumesse una iniziativa di coordinamento delle attività per ricordare gli ottanta anni dalla chiusura della Colonia penale di Marconia a partire dalla valorizzazione concreta del sito con gli opportuni interventi di manutenzione in collaborazione con il Comune di Pisticci e di tutte le forze istituzionali, sociali e culturali. Ricordare l’esperienza di Marconia con un taglio nazionale e con misure culturali, di ricerca, di approfondimento, con il coinvolgimento delle nuove generazioni, potrà anche contribuire ad un grande sforzo sulla vicenda demografica e per la creazione di movimento di rinascita”.
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