Le nuove sfide della cardiologia: una tecnologia per tutti, che eviti accessi ospedalieri inappropriati, inutili e dannosi 

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Napoli, 10 marzo 2022 – Alla Winter School 2022 di Napoli, dal titolo “Cambia la Sanità. Reinventare Processi, Ruoli e Competenze”, organizzata da Motore Sanità, promossa e divulgata da Mondosanità e Dentro la Salute e realizzata con il contributo incondizionato di Gilead, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, AlmavivA, Daiichi Sankyo, GSK, IBM, Sanofi, Angelini Pharma, Kyowa Kirin, Siemens Healthineers e Teva, sono state raccontate le nuove sfide della Cardiologia italiana. In prima fila l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) che ha presentato il quadro in cui ha dovuto operare la cardiologia durante la pandemia e cosa sta mettendo in campo per rendere l’Associazione stessa in grado di affrontare le nuove sfide che si stanno presentando. 

Ecco alcuni dati. Durante la pandemia le malattie cardiovascolari hanno rappresentato la prima causa di mortalità nel nostro paese, mortalità che nel caso dell’infarto miocardico (IMA), si è addirittura più che triplicata a causa del mancato arrivo in ospedale o dell’arrivo tardivo. Molti pazienti, infatti, nonostante la comparsa dei sintomi tipici per un IMA hanno avuto paura di accedere agli ospedali per il rischio di contrarre il Covid 19 con una conseguente riduzione del 30-40% dei ricoveri. In altri casi hanno procrastinato l’arrivo con un ritardo all’accesso alle cure salvavita e salvamuscolo, la cui efficacia è massima se praticata nelle prime ore dopo l’insorgenza dei sintomi. Tutto questo ha determinato un aumento della mortalità dal 4,1 al 13,7%, ma con effetti che purtroppo proseguiranno nel tempo e che incideranno sulla qualità di vita dei pazienti. 
I cardiologi hanno assistito a scelte drammatiche che hanno portato alla trasformazione di unità operative o di posti letto di cardiologia in unità Covid, allo spostamento di personale, alla chiusura di ambulatori e di strutture di cardiologia riabilitativa, tutto questo ha determinato e determinerà un peggioramento della qualità dell’assistenza, una mancata applicazione dei programmi di prevenzione secondaria, in grado di incidere in maniera significativa su mortalità e morbilità. La comunità cardiologica ha risposto all’appello con la massima disponibilità manifestando grande propensione al cambiamento che veniva richiesto, interpretando come, forse nessun altro specialista, il ruolo di governance nella gestione dei nuovi reparti creati ad hoc. 

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