Gli agricoltori pugliesi hanno organizzato a Foggia, anche con la partecipazione della Cia, una manifestazione per protestare contro il preoccupante calo del prezzo del grano e di altri prodotti agricoli. Mi sono recato anche io nel capoluogo della Capitanata e ho potuto constatare il forte disagio che vivono migliaia di agricoltori, costretti a fare i conti con le bizze metereologiche e con le speculazioni di coloro che dettano i prezzi dei cereali. Un circolo vizioso che si ripercuote sul consumatore finale e sulle famiglie con un carrello della spesa sempre più vuoto. L’incontro si è svolto in un luogo non casuale: la Camera di Commercio foggiana. Proprio lì avvengono le contrattazioni con le quali si definisce il prezzo del grano, un prodotto agricolo che sta diventando sempre più prezioso, pure per ragioni geopolitiche, ma inspiegabilmente sottoposto ad un deprimente deprezzamento.
Il grano italiano presenta valori nutritivi, livelli di salubrità e standard di sicurezza alimentare di gran lunga superiori al grano estero, importato in grandissime quantità e senza controlli adeguati. Occorre vigilare con attenzione, come del resto sottolineano le organizzazioni degli agricoltori, sui valori agricoli, sanitari e sociali direttamente connessi alla produzione e commercializzazione del grano. Di qui il lancio di una interessante petizione da parte della Cia Puglia-Agricoltori italiani sulla piattaforma Change.org con la quale si chiede al governo italiano e alle istituzioni “di mettere in campo tutte le azioni possibili per il monitoraggio, la trasparenza e la tutela della qualità e delle quantità di grano nazionale utilizzato per la pasta e il pane consumati dagli italiani”. È necessario che tanto a livello centrale quanto a livello locale si pongano in essere azioni per difendere il cibo italiano e salvaguardare – espressione ormai in voga – la “sovranità alimentare”.
Come noto, il grano duro è la prima coltura in Italia: è alla base di prodotti simbolo del made in Italy, come il pane e la pasta, apprezzati in tutto il mondo. Non dimentichiamo che l’Italia è il primo paese produttore di grano duro in Europa e il secondo nel mondo. Nonostante la vocazione alla coltivazione di grano duro, l’Italia è altresì il secondo paese importatore al mondo. Quello che sta accadendo negli ultimi anni grida allo scandalo. Il prezzo del grano italiano dipende dai grani esteri, che, a differenza di quello prodotto in Italia, presentano caratteristiche organolettiche, di salubrità e costi di produzione molto più bassi. Con il crollo del prezzo del grano duro si colpisce tutta l’agricoltura italiana, la nostra economia e il nostro modo di essere. “Il calo dei listini sui campi e alle borse merci in Italia – hanno riferito i rappresentanti delle organizzazioni agricole di Capitanata – è da addebitare a movimenti speculativi dovuti agli arrivi incontrollati di grano duro dall’estero e anche alla mancata attivazione di strumenti volti a dare maggiore trasparenza al mercato”.
A Foggia ho avuto modo di parlare con l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, che sta mettendo in piedi una serie di iniziative a tutela degli agricoltori e delle coltivazioni di grano e altri cereali. Il momento che stiamo vivendo, in cui le speculazioni e le tensioni internazionali stanno giocando un ruolo primario, rischia ancora una volta di mettere a dura prova le produzioni locali e tutto il made in Italy.
Le Regioni, ecco perché auspico una sempre maggiore interlocuzione tra i Dipartimenti Agricoltura di Basilicata e Puglia, devono far sentire la propria voce. Devono difendere le produzioni locali, incentivarle e garantire la dignità del lavoro dei nostri cerealicoltori e di tutti gli agricoltori. Questi concetti ho avuto modo di ribadirli nel capoluogo dauno alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni pugliesi e dei produttori di Capitanata. Le loro istanze sono anche quelle degli agricoltori lucani per i quali continuerò ad impegnarmi fino in fondo all’insegna di una costruttiva collaborazione istituzionale tra le regioni del Sud.
Gianni Leggieri, Consigliere regionale
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