Gli ultimi fatti di cronaca riguardanti le indagini in corso sullo sversamento di idrocarburi provenienti dai serbatoi del COVA di Viggiano, che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 13 persone e all’arresto di un dirigente ENI con le accuse, fra le altre, di disastro, disastro ambientale, abuso d’ufficio e falso ideologico commesso da pubblici ufficiali, rappresentano l’ennesima dimostrazione di come la nostra Regione sia ormai da anni al centro di attività di sfruttamento indiscriminato del proprio territorio e delle sue risorse naturali, con seri problemi di rispetto delle norme e delle leggi in materia.
Da anni il movimento ambientalista denuncia una situazione di opacità e mancanza di trasparenza all’interno del settore petrolifero che ha portato, negli anni, ad insinuare il dubbio nella cittadinanza che gli organismi preposti al controllo delle attività in Val d’Agri non siano più in grado di essere considerati superpartes e al servizio della collettività.
La Rete degli Studenti Medi della Basilicata e la Legambiente Basilicata Onlus hanno abbracciato fin dall’inizio e con convinzione, il movimento internazionale Fridays For Future promosso dalla studentessa svedese Greta Thumberg, realizzando una grande mobilitazione sull’intero territorio regionale nella data dello scorso 15 marzo, in occasione del 1° Sciopero Mondiale per il Clima. 5.000 fra studenti e cittadini sono scesi in piazza in tutta la Basilicata, rispondendo all’appello dei giovani che chiedevano un gesto concreto a tutta la cittadinanza, per spronare la politica e le istituzioni ad agire e modificare lo status quo che, secondo le stime dell’ONU, lascia all’uomo solo undici anni per invertire la tendenza di innalzamento della temperatura del Pianeta.
In occasione della seconda data di mobilitazione internazionale del 24 maggio 2019, le organizzazioni promotrici del movimento FFF in Basilicata rilanciano la sfida per la lotta al cambiamento climatico ed all’economia basata sulle fonti fossili, ripartendo dal luogo simbolo dell’industria petrolifera lucana: Viggiano. Nella data del 2° Climate Strike for the Climate il movimento si dà appuntamento nel comune dell’“oro nero” per riaffermare la necessità di un cambio di passo radicale sul piano economico, politico e ambientale nella nostra Regione.
L’appuntamento del 24 maggio non rappresenta soltanto l’ideale unione del movimento lucano con quello italiano ed internazionale ma diventa dirimente per un’azione sociale sul tema petrolio nella nostra terra; in particolare alle richieste generali di un nuovo sistema economico e di sviluppo basato sulla decarbonizzazione e sulle fonti di energia rinnovabile si uniscono quelle specifiche di un’azione forte e senza sconti di tutte le istituzioni legate all’industria del petrolio in Basilicata. Con la mobilitazione regionale di Viggiano, il movimento Fridays For Future porterà in piazza le seguenti rivendicazioni:
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Stop a nuove estrazioni e a nuovi permessi di ricerca su tutto il territorio regionale;
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Avvio in tempi brevi e certi di una exit strategy per la Basilicata dal petrolio e dalle fonti fossili nel loro complesso con la dismissione graduale dei pozzi attivi e la transizione verso comparti produttivi moderni e sostenibili garantendo e incrementando i livelli occupazionali
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Realizzazione di un piano straordinario di bonifica del territorio della Val d’Agri e della Valle del Sauro interessati da inquinamento derivante dalle attività petrolifere;
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Riconversione 100% rinnovabile del sistema energetico, affiancato ad una rimodulazione della normativa regionale sullo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, in particolare nel settore eolico con la sospensione della legge regionale del 13 marzo 2019 e l’apertura reale all’autoproduzione e distribuzione locale di energia da eolico e altre fonti rinnovabili
Il movimento che ha visto scendere in piazza studenti e cittadini il 15 marzo scorso ha l’ambizione di ampliare il proprio raggio di azione a quanti più soggetti sociali e associativi possibili, puntando sulla creazione di una vera e propria Alleanza Sociale per il Clima in Basilicata. Per questo motivo la mobilitazione regionale non si fermerà soltanto alla data del 24 marzo ma si estenderà all’intera settimana precedente, per permettere ai cittadini di ricevere le giuste informazioni e alle organizzazioni interessate di contribuire alla realizzazione di un percorso ampio e condiviso di stimolo della comunità regionale su questi importanti temi.
La Climate Week sarà occasione di confronto, unione e rafforzamento per tutti coloro si ritrovano nella lotta ai cambiamenti climatici e allo sfruttamento indiscriminato e criminale della nostra Regione, utilizzando gli strumenti di mobilitazione democratica e nonviolenta come pungolo per spronare la politica locale e nazionale ad agire e a fare, davvero, gli interessi dei cittadini lucani.
Il secondo Global Strike for Future coincide anche con l’ultimo giorno della campagna elettorale per le elezioni europee e la migliore riuscita dello sciopero sarà importante anche per chiedere impegni concreti a tutte le forze politiche per concretizzare un Green New Deal europeo, anche sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici.
Per salvare il clima e aiutare il Pianeta servono coraggio e responsabilità e l’Italia deve fare la sua parte, dicendo basta ai paradossi e alle scelte anacronistiche. Siamo il Paese del sole e delle fonti pulite sempre più competitive, ma finanziamo di più le fonti fossili rispetto alle rinnovabili. Nell’ultimo anno il nostro Paese ha foraggiato le fonti fossili con 18,8 miliardi di euro di sussidi, diretti e indiretti, al settore Oil&Gas, che vanno dalle esenzioni alle trivellazioni ai finanziamenti per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi, fino allo sviluppo di infrastrutture energetiche come rigassificatori e raffinerie, mentre le fonti rinnovabili invece state finanziate con 14,3 miliardi di euro con il conto energia e termico e gli incentivi per i biocarburanti. La leva economica è lo strumento più potente per spingere sull’innovazione nel settore energetico, nell’industria, nella mobilità e nell’edilizia. Lo stop ai sussidi alle fonti fossili può essere deciso subito dal governo Conte, con un’azione che gli esecutivi precedenti non hanno mai voluto esercitare. I quasi 19 miliardi di euro regalati ogni anno alle fonti fossili devono essere dirottati per rilanciare l’efficienza energetica, le rinnovabili e l’innovazione ma anche la sanità, la scuola e la manutenzione del territorio per ridurre il rischio idrogeologico.
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