L’alluvione che ha colpito le costa di Maratea i giorni scorsi è l’ennesimo campanello d’allarme che il Pianeta ci sta inviando e solo l’ultimo di una serie di eventi estremi che sempre più frequentemente colpiscono anche l’Italia. I cambiamenti climatici purtroppo sono una realtà con cui dobbiamo fare i conti: periodi di lunga siccità che si alternano a giornate di pioggia intense in cui cade la quantità di acqua che, di solito, cade in uno o più mesi. Condizione per la quale sarebbe in ogni caso difficile mantenere l’equilibrio idrogeologico, ma che diventa propedeutica ad alluvioni per quanto il territorio, tutto quello nazionale, è oggetto di attenzione solo quando è già venuto giù. L’Italia, infatti, è sempre più soggetta ad eventi climatici estremi: non solo bombe d’acque, come quella di Maratea, ma anche trombe d’aria, ondate di calore, forti siccità, grandinate sono ormai in forte aumento, colpendo soprattutto le aree urbane e causando danni ai territori e rischi per la vita dei cittadini. Stando ai dati dell’Osservatorio Città Clima curato dall’associazione ambientalista, da gennaio a luglio 2022 si sono registrati in Italia 132 eventi climatici estremi, numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Preoccupante anche il dato complessivo degli ultimi anni: dal 2010 a luglio 2022 nella Penisola si sono verificati 1318 eventi estremi, con impatti molto rilevanti in 710 comuni italiani. Nonostante questi numeri preoccupanti la prevenzione e le azioni di adattamento dei territori ai cambiamenti climatici non diventano mai vere priorità. Il rischio idrogeologico nel nostro Paese è noto, mappato e ci sono le conoscenze giuste per intervenire ma continua a non essere affrontato e gestito in maniera adeguata, anche in quelle aree in cui eventi estremi si sono già verificati di recente come a Maratea. La fragilità di questo territorio era già nota a tutti ed eventuali responsabilità dovranno essere analizzate ed accertate con accuratezza, anche se è evidente che fino ad oggi non si è intervenuto molto in nome della prevenzione. Dall’aumento del consumo di suolo, alla riduzione della sua permeabilità, dalla mancata gestione sostenibile di fiumi e corsi d’acqua, all’edificazione in aree a rischio. Sono fragilità presenti e trascurate in troppi Comuni italiani, così come è trascurata la manutenzione ordinaria del territorio per cui diventa normale osservare canalette di scolo tappate, cunette di confluenza delle acque piovane piene, di vegetazione, detriti o rifiuti. Legambiente ritiene la manutenzione del territorio e la prevenzione un indispensabile mezzo di prevenzione delle alluvioni come degli incendi.
Oggi siamo pronti alla conta dei danni, ma non siamo ancor pronti ad affrontare eventi estremi futuri. I cambiamenti climatici ci impongono di cambiare passo, non c’è più tempo da perdere.
Senza dimenticare che l’intensificarsi degli eventi estremi degli ultimi anni richiede anche un’attenzione straordinaria alla cultura di convivenza con il rischio per informare e formare i cittadini sui comportamenti da adottare in situazioni di emergenza, azione quest’ultima, che consente di evitare che disastri come questi si trasformino anche in tragedie umane.
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