“Il Giorno della Memoria” deve impegnarci a costruire un futuro migliore

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Il “Giorno della Memoria” è, nella frenesia della quotidianità, dove siamo inondati da notizie
più o meno interessanti, un momento di riflessione e di silenzio. Ci induce a volgere lo
sguardo indietro, a stare con i piedi ben piantati nel presente e ad impegnarci a costruire il
futuro sempre sul rispetto per il prossimo e per le Istituzioni democratiche.
La liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio del 1945, ha rappresentato
un momento tanto tragico, per aver fatto conoscere la cattiveria del genere umano, quanto
foriero di speranza con degli imperativi categorici: “Mai più odio, mai più violenza, mai più
morte in nome delle ideologie”. La Storia, se studiata e conosciuta, serve proprio a questo.
Ad evitare che continuino a consumarsi tragedie inaudite, come quelle della Seconda guerra
mondiale e dopo il 1945. Uno storico molto attento, Robert Conquest, definì il Novecento “il
Secolo delle idee assassine”.
In questa giornata non posso non rivolgere un pensiero a chi, in Basilicata, quasi ottanta anni
fa, si prodigò per cercare di salvare, nella tempesta di violenza e sangue, la vita di alcuni
cittadini di origine ebraica. Alcuni riuscirono a scampare alle deportazioni, dopo essere stati
internati in Lucania, altri, purtroppo, no. Importante fu l’impegno di Monsignor Bertazzoni,
che, all’epoca vescovo di Potenza, non fece mai mancare aiuti e sostegno spirituale. Un
esempio della generosità lucana e di una regione che per secoli fu luogo di confronto tra
religioni e crocevia di civiltà. Il mio pensiero a tal riguardo va anche alla mia città, Venosa,
dove le Catacombe ebraiche sono un esempio chiaro della pacifica convivenza che già
duemila anni fa contraddistinse la terra lucana.

Gianni Leggieri
Consigliere regionale della Basilicata

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