Commemorazione delle foibe del 13.02.2022.

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Montalbano Jonico lì 14.02.2022. Si è tenuta domenica 13 febbraio a Montalbano Jonico la commemorazione dell’eccidio di tanti italiani alla fine della seconda guerra mondiale nelle terre di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, eventi tragici che sono meglio sintetizzati con la dizione di “Foibe” dal termine in vernacolo che indica le profonde cavità carsiche che caratterizzano l’orografia di quelle terre e nelle quali almeno 15 mila italiani sono stati gettati, talvolta vivi e feriti, molte altre volte ammazzati, magari dopo aver subito tremende sevizie come la maestrina Norma Cossetto.

La manifestazione era organizzata dal Circolo Culturale “L’Arco” e vi ha aderito anche l’organizzazione politica giovanile Gioventù Nazionale Basilicata.

Si è officiata alle 10.30 nella Chiesa Madre di Montalbano Jonico una Messa in suffragio delle anime di questi italiani massacrati dopo esser stati privati dei loro averi e delle loro famiglie. Ad officiare la Santa Messa Don Valerio Latela che ha anche pronunciato una bella e commovente omelia partendo da una delle letture liturgiche di domenica, quella del profeta Geremia e sottolineando che alla base dei totalitarismi di ogni sorta vi è il tentativo dell’uomo di sostituirsi a Dio, di proclamarsi “Dio in terra”.

Successivamente gli organizzatori con alcune decine di cittadini si sono recati al cortile delle scuole elementari di Montalbano Jonico, in Viale dei Caduti, laddove è stata deposta una corona ai piedi del monumento ai Caduti con il sottofondo del silenzio fuori ordinanza intonato dal giovane Francesco Ciancia.

Leonardo Giordano, presidente del Circolo culturale “L’Arco” ha rivolto agli intervenuti un breve messaggio nel quale ha sottolineato come oggi più che mai sia importante rinverdire la memoria, visto il tentativo di negare o manipolare il senso di questi tragici eventi. ‹‹Questi eventi, pur lontani da noi geograficamente – ha detto Giordano- non sono così distanti umanamente. Conosciamo di due lucani, due carabinieri, rimasti vittime di quegli eccidi, uno di Avigliano e l’altro di San Paolo Albanese. Facevano in tempo a mettersi in salvo rientrando alle loro caserme e tra i loro commilitoni, hanno scelto invece generosamente di difendere l’italianità di quelle terre e gli italiani di quelle terre.››

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