“I Sindacati, che sinora non hanno risposto a diverse convocazioni di Delegazione Trattante e di Comitato Paritetico per il nuovo contratto decentrato, sulla questione delle progressioni di carriera sono stati convocati il 22 marzo per la definizione di un serrato percorso per addivenire in tempi brevi ad un accordo nell’interesse dei lavoratori e della garanzia di qualità e continuità dei pubblici servizi all’utenza.” Lo si legge in un comunicato dell’Asm
“Intanto è stato già deciso, anche in accoglimento del suggerimento pervenuto dalla Regione, che non saranno attivate immediatamente azioni di recupero a carico dei beneficiari delle indebite “fasce”. Infatti, sono stati previsti ben 60 giorni di tempo entro i quali sottoscrivere un Accordo con le Organizzazioni Sindacali al fine di mitigare questa fase e minimizzare gli effetti negativi sui lavoratori interessati. Quindi per quanto concerne la necessità del recupero retroattivo delle somme indebitamente percepite (pari circa a 6 milioni di Euro in via cumulata per tutti gli anni), la Direzione Aziendale è fortemente impegnata nella individuazione di soluzioni tali da consentire il minor impatto possibile sui lavoratori, ovviamente nel rispetto della normativa vigente, segnalando che sono in corso interlocuzioni già in stato avanzato con gli Uffici della Ragioneria Generale dello Stato. La Direzione ricorda, inoltre, che gli uffici aziendali stanno già lavorando alla preparazione di uno schema di Accordo tenendo conto della casistica a livello nazionale per la trattazione delle conseguenze derivanti dalla nullità delle suddette clausole contrattuali.”
“Invece – continua la nota – la sospensione degli importi mensili legati alle fasce impropriamente attribuite è un atto dovuto ed inevitabile derivante dalla nullità del trasferimento indebito di risorse dal fondo produttività al fondo fasce effettuato nel 2010 e nel 2016, appurato dagli Ispettori della Ragioneria Generale dello Stato a fine 2018 e ribadito dall’ARAN con il parere reso in data 6 marzo 2019. Tale sospensione, che decorre dalla mensilità di marzo, riguarda solo circa il 40% dei dipendenti cui è stata attribuita la cd “fascia” nel 2010 e nel 2016 e si tratta in media di un importo mensile tra 25 e 50 Euro netti. Come è stato sempre chiaramente detto dalla Direzione nei vari incontri fatti con le OO.SS., la legge (in questo caso l’art. 40 del D.Lgs.n.165/2001) va inevitabilmente applicata.
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