Le vicende di Aldo Moro ed Enrico Berlinguer s’incontrano specularmente nel tentativo di comprendere i cambiamenti presenti nella società a loro contemporanea e d’innestarli in un tentativo di evoluzione del quadro politico, pur fra mille resistenze, soprattutto legate alle condizioni di politica internazionale ed alla politica “ dei due blocchi “ allora vigente”. Lo ha detto l’assessore regionale lucano, Cosimo Latronico, intervenendo a Matera alla presentazione dei libri “Il caso Moro” e “Berlinguer deve morire”. “ Moro, in particolare nella cosiddetta terza fase, prefigura le condizioni per una moderna democrazia dell’alternanza e comprende che da tale processo non può rimanere escluso un partito che rappresenta oltre un terzo dell’elettorato del Paese. Berlinguer, d’altra parte, comprende – ha aggiunto Latronico – che la sua ambizione di fare del Partito Comunista italiano un partito a vocazione maggioritaria non poteva prescindere da una fase di completa legittimazione sul terreno della democrazia compiuta e della democrazia. Questa era la Terza fase morotea, spesso riduttivamente raccontata come il tentativo di portare i comunisti al governo del Paese ; non era questo, ma molto di più, era il riconoscimento reciproco dei due maggiori Partiti del Paese, vieppiù necessario in una fase nella quale lo Stato si mostrava estremamente permeabile alle spinte estremiste e di matrice terrorista. In questo senso, il libro di Giovanni Fasanella e Corrado Incerti, ‘Berlinguer deve morire’, muove dal fallito attentato, ad opera del KGB e dei servizi segreti bulgari, a Sofia, nel 1973, dove Enrico Berlinguer si era recato per una visita al suo omologo bulgaro. Gli avversari principali Berlinguer li ha a sinistra in Italia, oltre che nel PCUS sovietico, come Moro li ebbe in alcuni settori del dipartimento di stato americano dell’epoca. Uno ha pagato con la vita, l’altro subì un attentato potenzialmente fatale. Due uomini miti e coraggiosi, fortemente radicati nelle proprie convinzioni, dotati della non comune capacità di ante vedere. La fine dei partiti della Prima Repubblica – ha concluso Latronico – ha inizio proprio con la morte di Aldo Moro”.
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