“I Sassi di Matera possono essere definiti come una meravigliosa interpretazione urbana della natura. Da queste parti il concetto di sostenibilità è presente da molto prima che diventasse rilevante nel dibattito accademico e non solo.Il sistema ingegnoso e articolato di raccolta delle acque ed il reticolo fatto di canali e cisterne sotterranee che hanno permesso che la vita dell’uomo potesse proseguire ininterrottamente in questi luoghi per oltre 8mila anni, è uno degli esempi di quella sostenibilità di cui stiamo parlando” . Lo ha detto l’assessore all’Ambiente, Energia e Territorio della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, intervenendo a Matera ad una iniziativa nell’ambito degli eventi celebrativi per il trentennale dell’iscrizione di Matera nel patrimonio dell’Unesco rappresentati dal claim “Matera 30 – Il pensiero dà forma alla realtà”. “Si deve all’architetto Laureano lo studio di questo complesso di strutture che è stato determinante per l’ottenimento del riconoscimento dell’Unesco. La straordinarietà del patrimonio dei Sassi sta anche nel fatto che si tratta di una città non pianificata, realizzata in gran parte dall’abilità dei capimastri, degli artigiani, prima ancora che degli architetti. Nasce e si sviluppa spontaneamente con i materiali reperibili sul posto e con tecniche di costruzione e di scavo originali. Tutto è in equilibrio, in questo processo creativo. Ecco perché – ha aggiunto Latronico – i Sassi sono stati studiati a fondo non solo per la loro architettura spontanea ma anche per lo sfruttamento degli spazi che hanno dato vita a piccole comunità che vivevano quasi in simbiosi nei vicinati. Una sorta di famiglia allargata in cui i bisogni e le necessità venivano condivisi. Aspetti che hanno ispirato negli anni ’50 antropologi, urbanisti, sociologi che hanno pianificato la città nuova, quella dei quartieri, anch’essi ammirati e oggetto di studio e che dovevano dare una risposta alle esigenze degli abitanti dei Sassi che vivevano in quegli anni in condizioni disastrose. Eppure la città ha saputo con l’aiuto dello Stato rinascere ed intraprendere un percorso che l’ha portata nel 2019 a diventare capitale europea della cultura. Nel 1986 l’approvazione della Legge 771 ha consentito il recupero dell’abitato dando il via alla sua conservazione e alla sua valorizzazione. Nel 1990 – ha evidenziato l’assessore regionale – la Regione Basilicata ha istituito, con la Legge numero 11, il Parco naturale storico archeologico delle Chiese rupestri di Matera che protegge circa 6500 ettari di territorio che comprendono aree archeologiche preistoriche e storiche. Questa legge prevede inoltre la protezione, la conservazione, la salvaguardia, la valorizzazione e la gestione dell’habitat rupestre e degli ecosistemi naturali. Oggi questo patrimonio continua ad essere fragile e necessita di cure continue per mantenere intatte le sue peculiarità. E’ un fatto che in questi 30 anni i Sassi si siano trasformati ed abbiano in qualche caso perso quelle quelle caratteristiche uniche che possedevano. Lo sfruttamento intensivo in chiave turistica pone una serie di questioni che dovranno essere affrontate in maniera compiuta per evitare di pregiudicare il futuro di questo enorme patrimonio dell’umanità. E’ indubbio che il recupero e la valorizzazione degli antichi rioni abbia garantito una stagione importante di rilancio economico del territorio ma proprio l’essere patrimonio dell’umanità mette la città, la Regione, lo Stato di fronte alla responsabilità di conservarlo. E’ un lavoro che ci deve impegnare tutti perché proprio i Sassi che per qualcuno andavano distrutti, per altri dovevano rappresentare la Pompei della civiltà contadina, emblema perenne di una vergogna, sono oggi un esempio di come il Sud, il Mediterraneo sono riusciti a creare cultura rispettando il paesaggio. Questa è la scommessa per il futuro che tutti noi siamo chiamati ad affrontare e a vincere”ha concluso Latronico.
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