Cestari (ItalAfrica), verso una svolta storica nella cooperazione Italia-Africa

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Cestari (ItalAfrica), verso una svolta storica nella cooperazione Italia-Africa

“Le dichiarazioni della Premier Meloni in occasione della Cop28 a Dubai – “l’Africa non ha bisogno di elemosina, ma di qualcosa di diverso: la possibilità di competere su un campo da gioco che sia equo. Dobbiamo aiutare questo continente a prosperare basandosi sulle sue risorse” – segnano l’avvio di una svolta storica nella cooperazione Italia-Africa”. E’ il commento del presidente della Camera ItalAfrica Alfredo Carmine Cestari sottolineando che “a prevalere è quanto auspichiamo da tempo con il nostro impegno diretto nei Paesi Africani: un aiuto reciproco, da pari a pari. Si tratta di perseguire l’obiettivo di Enrico Mattei oltre la semplice pianificazione di interventi. Ragionare sull’Africa come partner, piuttosto che come continente verso il quale destinare un aiuto che rischierebbe di essere effimero, significa scorgere un futuro decisamente più concreto. Perché se è vero che l’instabilità socio-politica prosegue in numerosi Stati, un programma chiaro di investimento e conseguente sviluppo potrebbe contribuire a smorzare persino le criticità interne. Specie se questo fosse basato sul concetto base dell’economia: disporre risorse per generare crescita. E soprattutto un interscambio. Se l’era proposto il progetto Sud Polo Magnetico, della Camera di Commercio ItalAfrica Centrale, e continua a proporlo attraverso una strategia di sviluppo che ben si attaglia alle aspirazione del Piano Mattei. Il Piano Mattei  – aggiunge Cestari – ci vede ancora protagonisti. E le risorse previste sono importanti. Chiaramente non si può intervenire su tutti e cinquantaquattro gli Stati ma, se si scelgono alcuni Paesi-target o se si interviene dove le imprese italiane stanno già investendo, ossia soprattutto nell’Africa sub-sahariana, da dove peraltro provengono i flussi migratori. Questo piano deve integrare due possibili soluzioni, mirate in primis all’intervento nei Paesi di origine delle migrazioni. Intervenendo su numero limitato di territori, i risultati sarebbero più visibili e concreti, evitando così piccoli interventi a pioggia. Mozambico, Burundi, Ruanda, Uganda, Gabon, i due Congo, Camerun e Angola saranno presi come primo riferimento per avviare la cooperazione”.

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