CIA-AGRICOLTORI SU SITUAZIONE CENTRO PALAZZO SAN GERVASIO

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La situazione del Centro di Accoglienza di Palazzo San Gervasio, per il quale i ritardi che abbiamo denunciato da tempo, si continuano ad evidenziare con gravi ripercussioni sulle condizioni di vita e di lavoro degli extracomunitari e sugli agricoltori, dimostra che  servono risposte ed efficienza sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro agricolo, con centri per l’impiego che funzionino davvero; occorre intervenire sui servizi per il trasporto; è necessario, infine, garantire redditività agli agricoltori, riequilibrando i rapporti di forza con la parte industriale e la Grande Distribuzione Organizzata. E’ quanto sostiene la Cia-Agricoltori Potenza secondo cui la presenza, ridotta, di lavoratori extracomunitari nel Centro rispetto alla potenzialità di ospitalità, a poco più di due settimane dalla fine della campagna pomodoro, avvalora tutte le nostre perplessità. Intanto, se tutti insieme facciamo funzionare il sistema pubblico, allora possiamo sconfiggere il caporalato. Spogliare i caporali della posizione di potere che è data loro dalla gestione e distribuzione della manodopera: questo, secondo la declinazione provinciale di CIA Agricoltori Italiani , è il punto nodale della questione. “Domanda e offerta di lavoro devono incrociarsi in modo trasparente, e per fare questo occorre che i Centri per l’Impiego, nel caso specifico quello di Lavello, siano dotati del personale e degli strumenti necessari a svolgere in modo efficace il loro ruolo”. “I caporali esercitano il proprio potere anche sul trasporto dei lavoratori, utilizzando furgoni vetusti, automobili che a malapena riescono a stare sulla carreggiata. Per queste persone, la vita di un essere umano vale meno di una merce”. Per Cia Potenza, come naturalmente per i livelli regionale e nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, sottacere la questione del giusto reddito per i produttori è un’ipocrisia, oltre che un boomerang. Tutta la filiera deve trovare un punto di equilibrio che assicuri un compenso equo al lavoratore e il riconoscimento di un prezzo remunerativo per il prodotto raccolto. “Bisogna trovare il modo affinché questo problema sia affrontato strutturalmente, impedendo alla Gdo di determinare prezzi al ribasso, e anche dal punto di vista culturale, facendo comprendere ai consumatori che un prodotto ‘svenduto’ non tutela niente e nessuno, anche dal punto di vista della qualità”. Lo abbiamo detto, vogliamo ribadirlo: lo sfruttamento dei lavoratori è inaccettabile, sempre, così come lo spesso velo di ipocrisia che criminalizza ‘a senso unico’ tutto il mondo agricolo. Mettiamo le aziende agricole nelle migliori condizioni di lavorare e di dare lavoro”. La burocrazia è asfissiante. C’è un regime rigido sui contratti di lavoro, incapace di adattarsi alle esigenze dettate dalla stagionalità e all’andamento dei raccolti. Non è ancora stata ancora attuata nessuna azione efficacie per riequilibrare i rapporti di forza con la parte industriale e la Grande Distribuzione. “E’ su questo che la politica deve darci risposte. Troviamo tutti insieme un punto di equilibrio da cui ripartire con passi in avanti concreti rispetto a quanto trova concordi sia le organizzazioni agricole che i sindacati dei lavoratori”.

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