Quattro idee intorno ad un nuovo grande patto progettuale, per convincere i decisori politici a non disperdere le risorse in mille rivoli e micro lobby ma concentrarle su fattori strategici: il sostegno agli investimenti e alle assunzioni nel settore privato, coerente con l’effettiva specializzazione intelligente dei territori; l’infrastrutturazione materiale e immateriale funzionale a tali specializzazioni, soprattutto in ambito urbano; il rafforzamento della capacità amministrativa; la definizione di sedi di governo stabili della politica. E’ in sintesi il messaggio – racchiuso nella parola d’ordine “Una nuova geografia dei valori” – lanciato dal Congresso della Uil di Basilicata che si è aperto nel pomeriggio a Tito alla presenza di 200 delegati in rappresentanza di oltre 30mila iscritti (più 8% rispetto all’ultimo anno) e alla presenza del segretario generale nazionale Carmelo Barbagallo.
Carmine Vaccaro nella relazione ha spiegato la visione-UIL che – ha detto con la passione e l’impegno di tutti, dall’iscritto, al rappresentante aziendale, al segretario di categoria, ha contribuito a fare della UIL di Basilicata un’organizzazione essenziale e imprescindibile per dare vita e prospettiva ad un credibile progetto di cambiamento della Basilicata. Il lavoro di questi quattro anni ci ha visti impegnati con entusiasmo nella cura di una organizzazione sindacale nuova, più agile, più moderna, più grande e, soprattutto, più aperta. Ci siamo proposti di essere attori di una grande stagione di cambiamento ed abbiamo promosso processi d’innovazione già nel nostro stesso ambiente di lavoro e nelle relazioni dinamiche che intercorrono tra i diversi segmenti dell’organizzazione, provando a ridisegnare il profilo stesso del nostro sindacato, un grande soggetto sociale che ha cominciato a vivere con convinzione e passione l’obiettivo che consacrammo nel precedente Congresso regionale: quello, cioè, di contribuire a riscrivere la Basilicata.
Vaccaro, riprendendo i risultati del Rapporto del Cssel presentato ieri e le indicazioni di Giuseppe De Rita (segretario generale del Censis) ha indicato la nuova formula di impegno: stare con il lavoro attivo, stare dentro il lavoro che cambia. Un lavoro che cambia con tutte le difficoltà e le positività, dentro la “grande trasformazione” e la grammatica della fabbrica nuova, della produttività dell’organizzazione del lavoro, accrescendo l’esperienza sindacale associativa e la sua insopprimibile connotazione riformista. Di qui la proposta fortemente innovativa per un sindacato: la costituzione di una sorta di governo ombra con veri e propri dipartimenti regionali. Ed ha precisato: l’idea è quella di sessioni tematiche congiunte, tra segreteria regionale ed esecutivo, con l’apporto del Centro Studi. Una sorta di Direzione regionale allargata compartecipata dalle categorie ed a scorrimento fino a protagonisti del mondo dei delegati. Questa nuova UIL, come insieme l’abbiamo cambiata, penso sia centrale nelle prospettive di futuro della Regione e dei ceti, per primi quelli popolari, che sono inquieti e inappagati. In questo senso – ha detto il segretario – va ripresa con forza l’idea della circolarità come grimaldello positivo per aprire i meccanismi conservativi del potere, ormai posti in crisi da una nuova scena collettiva di partecipazione e di protagonismo civile.
Nella relazione non sono mancate riflessioni sulla situazione politica. Colpisce – ha affermato il leader della Uil lucana – la portata dello sconvolgimento elettorale del 4 Marzo scorso, vasto e penetrante, nelle grandi città ma anche nei centri urbani e nelle piccole comunità. Un cambiamento radicale, di orientamenti e preferenze, verso offerte politiche diverse dal centrosinistra che ha coinvolto, in modo esteso e trasversale, ceti di diverso profilo. L’analisi politica, ovviamente, esula dal nostro mestiere, ma ci pare chiaro che questo voto abbia espresso una grande attesa di novità e di mutamento e rivendicato una profonda discontinuità di logiche, di atteggiamenti, di ruoli. È stato giudicato e sconfitto, un blocco storico, un corpo politico-burocratico ed intellettuale, che ha esercitato una egemonia pluridecennale. E nel ribadire che la UIL sarà sempre dalla parte della Costituzione repubblicana aggiunge: non abbiamo pregiudizi verso nessuno, ma non possiamo non dirci preoccupati per il livello di degrado e di discredito cui un sistema politico fuori controllo sta portando le nostre istituzioni. Come non può non preoccuparci la vicenda che investe la parte politica di più forte impronta riformista e progressista. Mai –ha detto – la sinistra italiana era precipitata così in basso nel grado del suo consenso organizzato. La battuta di arresto della sinistra italiana tutta intera s’inquadra in un ciclo generale che vede la tendenziale e apparentemente irreversibile dissoluzione delle famiglie del socialismo europeo, e con esse l’uscita di scena della categoria stessa di “centro-sinistra”, che diventa inutilizzabile per anacronismo. Proprio il nostro modo di essere ci porta a dire che chi ha vinto è giusto che vada a governare purché metta al centro delle proprie politiche i problemi reali delle persone.
Infine – ha concluso – mi pongo una domanda fondamentale: se il territorio prima lo si abita e poi lo si pensa o invece lo si pensa e poi lo si abita. Sono tra quelli che ritiene che il territorio non solo vada abitato ma anche pensato. Una vita sociale sana si trova soltanto, quando nello specchio di ogni anima la comunità è intera trova il suo riflesso, e quando nella comunità è intera le virtù è di ognuno vivono.
Bisogna puntare al bene comune. E il “Bene comune” – ha sottolineato – vuol dire coltivare una visione lungimirante, investire sul futuro, preoccuparsi della comunità dei cittadini, anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto dei pochi, prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità.
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