CONTRAMIANTO a tutela della salute dei dipendenti ILVA e indotto ha chiesto al Ministro Di Maio di adottare opportune azioni che, pur assicurando il lavoro , allontanino i lavoratori dai luoghi potenzialmente pericolosi , prevedendo anche concreti interventi di garanzia sociale attraverso uno specifico iter legislativo che estenda i benefici previdenziali con maggiorazione pensionistica a tutti i lavoratori , diretti e indotto , esposti al rischio amianto e rischio chimico, sostanze pericolose da inquinanti industriali nello Stabilimento ILVA di Taranto, indipendentemente dagli anni di esposizione e sino al periodo di cessazione dell’esposizione alle fonti inquinanti.
CONTRAMIANTO scrive al Ministro del Lavoro On.le Luigi Di Maio chiedendo di intervenire per difendere la salute degli operai ILVA ed indotto esposti ad amianto ed inquinanti industriali. La proposta di CONTRAMIANTO già avanzata nel 2012 ma rimasta inascoltata parte dalla valutazione che sulla base degli effetti delle fonti inquinanti e dell’esercizio del siderurgico tarantino per gli operai indistintamente esposti al rischio amianto e rischio chimico debbano essere previste adeguate tutele sociali.
Ad oggi non risultano interventi totalmente risolutivi che consentano di affermare con certezza che i livelli di esposizione delle sostanze inquinanti siano costantemente nei limiti previsti tanto da rendere necessario per l’esercizio dello stabilimento siderurgico tarantino l’emanazione di ripetuti decreti con l’adozione dell’impunità penale. Un mix di sostanze nocive nella fabbrica che aveva trovato conferma nella perizia del 2010 come da risposta affermativa formulata in ordine al quesito concernente ” se dallo stabilimento ILVA s.p.a. si diffondano gas, vapori, sostanze aeriformi e sostanze solide ( polveri ecc.) contenenti sostanze pericolose per la salute dei lavoratori operanti all’interno degli impianti e per la popolazione del vicino centro abitato di Taranto e, eventualmente, di altri viciniori, con particolare, ma non esclusivo, riguardo a Benzo(a)pirene, IPA di varia natura e composizione nonchè Diossine, PCB, Polveri di minerali ed altro”. La stessa perizia tecnica aveva dato risposta negativa in relazione al quesito “ se all’interno dello stabilimento ILVA di Taranto siano osservate tutte le misure idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei lavoratori e di terzi”.
Evidenze su indagini effettuate su gruppi di operai dello Stabilimento Siderurgico di Taranto hanno individuato eccesso di mortalità per tumore allo stomaco, alla pleura, alla prostata, alla vescica; tra le malattie non tumorali sono risultate in eccesso le malattie neurologiche e cardiache.
L’ILVA non risulta completamente bonificata dall’amianto , dove ancora a fine 2016 erano presenti quasi quattromila tonnellate di amianto, 3685 tonnellate di amianto friabile e 108 tonnellate di amianto compatto, nè risulta completata la mappatura amianto di tutto lo stabilimento tanto da non essere inconsueto il ritrovamento di amianto in aree e macchinari dove non se nè conosceva la presenza questo induce a ritenere che nel tempo vi siano state tra i lavoratori possibili, successive ed inconsapevoli esposizioni all’amianto anche recenti.
Dei 34000 esposti all’amianto a Taranto la parte più consistente riguarda lavoratori della siderurgia che ritroviamo con un consistente numero nei casi delle quasi mille malattie professionali denunciate a Taranto nel periodo 2003 – 2009 e legate all’amianto, polveri e altri cancerogeni, con 360 casi di cancro polmonare e mesotelioma, 85 tumori della vescica, 316 broncopatie, 201 asbestosi.
Da tale situazione estremamente complessa emerge come i lavoratori dell’ILVA di Taranto , diretti e indotto, possano essere stati esposti a sostanze potenzialmente nocive, amianto e sostanze pericolose da inquinanti industriali, con effetti sinergici e dannosi per la salute con una possibile riduzione dell’aspettativa di vita.
Per questo CONTRAMIANTO a tutela della salute dei dipendenti ILVA e indotto ha chiesto al Ministro Di Maio di adottare opportune azioni che, pur assicurando il lavoro , allontanino i lavoratori dai luoghi potenzialmente pericolosi , prevedendo anche concreti interventi di garanzia sociale attraverso uno specifico iter legislativo che estenda, così come adottato per l’ex ACNA di Cengio , i benefici previdenziali di cui all’articolo 13, comma 8 , della legge 27 marzo 1992, n. 257, e successive modificazioni, ai lavoratori , diretti e indotto , esposti al rischio amianto e rischio chimico, sostanze pericolose da inquinanti industriali nello Stabilimento ILVA di Taranto, indipendentemente dagli anni di esposizione e sino al periodo di cessazione dell’esposizione alle fonti inquinanti. Un APPELLO che CONTRAMIANTO rilancia per la Tutela della Salute degli Operai ILVA e Indotto: Diritto alla Salute – Lavoro Sicuro – Maggiorazione Previdenziale.
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