La cucina italiana è la candidatura ufficiale del Governo italiano quale patrimonio dell’umanità Unesco per il 2023. Il governo ha infatti deciso, su proposta dei ministri dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano, di candidare, per l’anno in corso, la pratica della cucina italiana nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco. La cucina italiana viene definita, nel dossier di candidatura ufficiale alla lista Unesco dei patrimoni culturali immateriali, come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. Questo mosaico di tradizioni riflette la diversità bioculturale del Paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto. Il dossier è stato scritto dal professore della Luiss, Pier Luigi Petrillo, che già in passato aveva curato le candidature all’Unesco di tanti elementi come la Dieta Mediterranea e i pizzaioli napoletani. Un annuncio che arriva con il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari made in Italy nel mondo dove hanno raggiunto il valore di 60,7 miliardi anche sotto la spinta della domanda di italianità in cucina. La Federazione Italiana Cuochi è stata tra i primi promotori di questa candidatura, che darà ancora maggiore lustro alla cultura enogastronomica italiana e alla dieta mediterranea, universalmente riconosciuta come stile di vita più sano al mondo. E i cuochi sono i principali ambasciatori e custodi di questo patrimonio culturale immateriale e delle sue tradizioni. In questa occasione il Centro Studi Turistici Thalia ha indicato come prima nomination per il Thalia 2023 una coppia di ristoratori- chef Prospero Massari con la moglie Teresa Piliero, depositaria dei segreti della cucina storica di famiglia. Il loro “Il Bersagliere” trasferito da Guardia Perticara a Potenza in pochi mesi è diventato un simbolo dei “gusti” della più genuina tradizione gastronomica lucana. Scelta accurata dei prodotti con acquisto diretto in aziende delle zone del Sauro, di Accettura, secondo la filosofia autentica della cucina a km. zero, menù che cambiano con la stagionalità dei prodotti, con al centro i ferricelli, fatti in casa dalla nonna diversi da quelli più diffusi a Potenza, con braciola, polpette e cotica, ma anche ravioli (ricotta e zucca) serviti con il sugo unico de Il Bersagliere a base di tre tipi di carne (agnello, vitello, maiale) per esaltare la pasta. Le carni provengono da allevamenti selezionati e macellate con la tecnica antica e sempre moderna con la riproposizione degli ngumarielli quasi del tutto introvabili oggi al ristorante. Formaggi scelti da caseari di lunga tradizione e salumi fatti in casa con il metodo più antico per salsicce, superssata, capocollo. I dolci sono un ulteriore segno di creatività tra antico rivisitato e moderno della chef di famiglia che coniuga la sapiente manualità acquisita in anni con i gusti degli ospiti ai tavoli. Un esempio di saperi e sapori che si iscrive al meglio nella candidatura della cucina italiana quale patrimonio dell’umanità Unesco per il 2023.
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