Ha preso il via oggi a Matera l’incontro annuale dei docenti di Teologia e assistenti pastorali. Un confronto sul contributo dell’Ateneo allo sviluppo del tessuto socio-economico del Paese
«L’università non può essere, ed è certamente un rischio che corre, un luogo accademico chiuso, ripiegato su se stesso e separato dalla realtà. La terza missione infatti ricorda che l’università è il cuore pulsante di ogni autentico sistema di sviluppo sociale». È con queste parole che monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha dato il via ai lavori del tradizione seminario dei docenti di Teologia e degli assistenti pastorali che ha preso il via oggi lunedì 9 settembre nel Salone degli Stemmi – Episcopio di Matera ell’ambito delle attività di “Università Cattolica incontra Matera 2019”.
La Terza Missione dell’Università: cultura, società, futuro. Pensare e vivere l’Università Cattolica in “uscita missionaria” (Christus Vivit 222), questo il titolo dell’iniziativa, promossa dal Collegio dei docenti di Teologia, dal Centro pastorale dell’Ateneo e dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori introdotto dai saluti di Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica, di Raffaello Giulio De Ruggieri, sindaco di Matera, di Salvatore Adduce, presidente della Fondazione Matera Basilicata 2019 e di monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina. «Questo Seminario è sicuramente anche frutto di un confronto avviato due anni fa, quando recandomi presso la sede centrale di Milano dell’Università Cattolica ho avuto modo di chiedere un progetto di collaborazione con la nostra Chiesa locale incontrando sia il Rettore Franco Anelli, sia il Preside Domenico Bodega e il Direttore del Toniolo Enrico Fusi, e Mons. Claudio Giuliodori», ha detto monsignor Caiazzo.
«L’intento è stato e rimane quello di far rientrare i nostri giovani nella terra di Lucania che vede lo spopolamento delle sue energie e menti più preziose che quotidianamente sono costrette ad emigrare. Ogni anno più di 1.500 giovani lasciano la nostra terra». Un’idea che nel tempo è stata seriamente presa in considerazione dall’Università Cattolica: «Siamo riusciti a coinvolgere diverse scuole superiori della città di Matera, così come a Potenza e nella Diocesi di Melfi – Rapolla – Venosa», ha continuato monsignor Caiazzo, al punto che questo progetto rappresenta «un altro tassello che aggiungiamo alle tante altre iniziative che come Chiesa stiamo promuovendo e portando avanti sull’intero territorio della Basilicata».
Insomma un esempio virtuoso di Terza missione di un ateneo che contribuisce alla valorizzazione e allo sviluppo del territorio. Del resto, ha detto monsignor Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, «oggi l’Università è obbligata a dialogare con il mondo che è attraversato da profonde trasformazioni e problemi e da molteplici crisi di varia natura: crisi economiche, finanziarie, del lavoro; crisi politiche, democratiche, di partecipazione; crisi ambientali e naturali; crisi demografiche e migratorie».
Ed «è in tale orizzonte che si deve collocare la terza missione dell’Università perché questa istituzione, fedele alla propria natura specifica, si ponga seriamente a confronto con le nuove sfide epocali». Questo perché la «Chiesa del terzo millennio è impegnata a rinnovare la propria passione educativa guardando soprattutto al bene delle giovani generazioni per aiutarle a crescere non solo in intelligenza ma anche in umanità. Il fine dell’educazione, come si legge nella Gravissimum educationis, è di consentire ad ogni persona di sentirsi attivamente partecipe nella costruzione di una nuova società, a partire da un quadro di istanze etiche e normative condivise. In quest’ottica la terza missione è come l’estensione del processo di inclusione che dalle istituzioni deve dilatarsi all’intera famiglia umana».
Ma qual è in concreto il contributo che gli atenei cattolici? «La Terza missione costituisce per le nostre istituzioni un’occasione privilegiata – ha affermato il rettore Franco Anelli – non solo per allargare gli orizzonti delle collaborazioni extra-accademiche, ma ancor prima l’impiego della ragione e della cultura oltre gli schemi consueti con l’intento di raggiungere presone anche distanti dal nostro modo di vivere e di pensare». E da questo punto di vista «l’insegnamento della teologia può fornire un aiuto importante per la sua «dimensione culturale».
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