Desertificazione, Quarto (Bp): grave allarme per l’agricoltura

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“Il dover prendere atto che in Basilicata a seguito di mutazioni climatiche e di interventi agricoli non controllati più del 50 per cento del territorio è a rischio desertificazione costituisce una criticità seria ed importante. La problematica determina conseguenze preoccupanti e dirette sul comparto agricolo regionale in termini di produttività e di benessere del territorio”. Lo afferma il consigliere regionale di Basilicata positiva, Piergiorgio Quarto che aggiunge: “Ulteriori aspetti rilevanti, degni di riflessione e di analisi   sono costituiti dalla diminuzione delle superfici agricole regionali coltivate del 10 per cento, dato verificatosi solo nell’ l’ultimo decennio. Per evitare che il processo negativo si accresca ulteriormente, necessita operare sulle superfici agricole con metodologie rispettose dell’ambiente che riescano a porre un argine concreto verso quelle iniziative occupazionali del suolo prive di basi razionali e dannose per la sua stessa salubrità”. “Purtroppo – dice – la presenza di pochissima acqua negli indotti lucani determina un ulteriore peggioramento della situazione complessiva. A tal fine le autorità, gli enti interessati in materia sono chiamati ad una gestione maggiormente ponderata ed oculata dell’importante risorsa acqua. Sono opportune pertanto operazioni e iniziative prodromiche in grado di alleviare la gravità della situazione, la cui portata potrebbe diventare di dimensioni ancora più gravi considerato l’oggettivo aumento delle temperature atmosferiche in ogni stagione dell’anno. Rimedi da approfondire e metodologie da adottare sono ad esempio quella della semina diretta come possibile risposta ai rischi della impellente desertificazione”. “Oggi il problema menzionato – continua Quarto – rappresenta senza alcun dubbio uno dei più complessi e preoccupanti processi di degrado ambientale. La semina diretta costituisce una tecnica di agricoltura conservativa che prevede la semina su terreno non arato. Rappresenta una reale difesa del territorio, si effettua infatti su terreno non lavorato senza arrecare alcun danno al suolo e garantisce indiscutibili vantaggi di carattere ambientale dal momento che permette agli agricoltori di eliminare tutti i costi relativi alla lavorazione del terreno ripristinando la fertilità del suolo, il tutto quindi finalizzato al miglioramento della qualità dello stesso”. “Incrementare il tenore in sostanza organica dei suoli agricoli – prosegue – favorisce una migliore conservazione dello stato strutturale e contiene i fenomeni di perdita delle superfici ed erosione. L’incremento del tenore in sostanza organica apporta una serie di vantaggi indiretti legati alla migliore lavorabilità del terreno, al risparmio idrico, ai migliori costi di fertilizzazione, alla riduzione dell’inquinamento delle falde e all’aumento della biodiversità”. “Sono quelli descritti – conclude – processi importanti e innovativi, ecco perché gli agricoltori vanno opportunamente avvicinati e indottrinati agli stessi. Per avviare, intraprendere un cammino del genere necessitano appropriati piani di sviluppo, dove tutti i protagonisti del settore agricolo, dalle associazioni di categoria alle istituzioni politiche come la Regione siano adeguatamente coinvolti e opportunamente sensibilizzati”.     

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