La Giornata Internazionale dell’Industrializzazione dell’Africa – che si celebra ogni anno il 20 novembre – offre un’importante opportunità per discutere, condividere esperienze e promuovere la collaborazione tra i Paesi africani e la comunità internazionale, al fine di affrontare le sfide e sostenere l’industrializzazione del continente. Così Alfredo Cestari, presidente Camera ItalAfrica, che indica la strategia: un aiuto reciproco, da pari a pari. Perseguire l’obiettivo di Enrico Mattei va oltre la semplice pianificazione, persino al di là delle mere logiche politiche. Ragionare sull’Africa come partner, piuttosto che come continente verso il quale destinare un aiuto che rischierebbe di essere effimero – aggiunge – significa scorgere un futuro decisamente più concreto. Perché se è vero che l’instabilità socio-politica prosegue in numerosi Stati, un programma chiaro di investimento e conseguente sviluppo potrebbe contribuire a smorzare persino le criticità interne. Specie se questo fosse basato sul concetto base dell’economia: disporre risorse per generare crescita. E soprattutto un interscambio. Se l’era proposto il progetto Sud Polo Magnetico, della Camera di Commercio ItalAfrica Centrale, e continua a proporlo attraverso una strategia di sviluppo. Il progetto Sud Polo Magnetico – precisa Cestari – ben si sposa con il Piano Mattei, ed è anche molto più ampio del programma del governo. Con un decreto della presidenza del Consiglio, è stato approvato questo piano di aiuti per 4,2 miliardi di euro che provengono dal fondo Clima gestito dai Ministeri degli Esteri e dell’Ambiente. Le risorse sono disponibili perché, attraverso Cassa Depositi e Prestiti, sono già nella disponibilità del nostro governo. Dunque – continua – il Piano Mattei ci vede ancora protagonisti. Chiaramente non si può intervenire su tutti e cinquantaquattro gli Stati ma, se si scelgono alcuni Paesi-target o se si interviene dove le imprese italiane stanno già investendo, ossia soprattutto nell’Africa sub-sahariana, da dove peraltro provengono i flussi migratori. Questo piano deve integrare due possibili soluzioni, mirate in primis all’intervento nei Paesi di origine delle migrazioni. Intervenendo su numero limitato di territori, i risultati sarebbero più visibili e concreti, evitando così piccoli interventi a pioggia. Mozambico, Burundi, Ruanda, Uganda, Gabon, i due Congo, Camerun e Angola saranno presi come primo riferimento per avviare la cooperazione”. Cestari sottolinea: “per noi è essenziale investire per opere prioritarie, che variano dal settore dell’agricoltura alle aree interne fino alla formazione di giovani generazioni. Abbiamo bisogno di tante persone formate, anche tramite flussi migratori controllati. Ad esempio, da un’azienda di trasporti del Nord, ho avuto richiesta di poter far venire 30 mila giovani che siano formati e che vadano a svolgere il lavoro di autisti. Potremmo quindi aver bisogno, per le nostre attività comuni, di manodopera specializzata che in Italia si trova sempre più raramente. Se le risorse messe a disposizione saranno ben investite, con una programmazione strategica prolungata nel tempo, potremmo svolgere un ruolo importante”.
Views: 69