Gli agricoltori italiani rispondono da Matera lanciando il Forum Italiano per la Riforma Agraria

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Via Campesina, la rete internazionale che associa oltre 200 milioni di agricoltori e perscatori artigianali in tutti i continenti, chiama dal 1997 alla mobilitazione in occasione della ricorrenza delle strage in Brasile di 19 agricoltori in lotta contro il latifondo e per il diritto alla terra. Ogni anno a fondamento delle giornate di mobilitazione sono posti obiettivi e parole d’ordine legate alle emergenze che i cittadini devono affrontare di fronte ad un modello agroalimentare che produce sempre più crisi ed esclusione in tutto il mondo. Quest’anno a fondamento della giornata vi è l’obiettivo di porre con forza il tema della necessità della Riforma Agraria.

Dall’Italia risponde (come fa ormai dal 2001) Altragricoltura (Alleanza per la Sovranità Alimentare), questa volta insieme alla Confederazione LiberiAgricoltori (sindacato di rappresentanza delle imprese agricole), al Movimento Riscatto (movimento di difesa delle comunità rurali e dei diritti di chi lavora la terra) ed alla Rete dei Municipi Rurali (associazione di iniziativa comune fra i Comuni rurali e gli agricoltori attivi).

“L’esigenza di una Nuova Riforma Agraria non riguarda solo i paesi del sud del mondo ma è sempre più urgente proprio qui da noi in Italia. Per questo abbiamo proposto con la riunione tenuta a Roma al Senato il 12 aprile scorso la costituzione di un Forum che lavori ad avanzare alle istituzioni ed alla società una riforma generale che restituisca agli agricoltori ed ai cittadini italiani il diritto a produrre e ad a consumare il cibo con dignità” ha spiegato Salvatore Pace (presidente della Rete dei Municipi Rurali) annunciando in Conferenza stampa che, dopo la riunione di Roma che ha raccolto importanti adesioni e disponibilità, il prossimo obiettivo è di convocare il Forum in una due giorni da tenere a Matera nella prima settimana di giugno.

Angelo Candida, della presidenza della Confederazione LiberiAgricoltori ha sottolineato i motivi per cui il sindacato degli agricoltori aderisci con convinzione e con l’obiettivo di contribuire nel merito al percorso: “Le organizzazioni sindacali devono smettere di essere solo il luogo del disbrigo delle pratiche. Non ci basta più l’approccio burocratico della gestione dell’esistente, serve recuperare la funzione critica e autonoma dal servilismo alla politica che dovrebbero essere proprie al sindacato e serve una nuova stagione di proposte che rompa con la gestione della crisi senza prospettive”.

Fra i rappresentanti dei molti comuni presenti il 12 scorso a Roma al Senato per avviare il percorso del Forum della Riforma Agraria c’era Felice Lafabiana, in rappresentanza del Comune di Ginosa in Puglia che, intervenendo nella conferenza stampa a Matera oggi ha sottolineato: “Sono ancora una volta con questi agricoltori in mobilitazione per chiedere al governo una riforma agraria… perché è da oltre 60 anni che non si parla più di agricoltura. Bisogna tutelare il prodotto made in Italy, l’ambiente e il territorio, i consumatori e la loro salute. Bisogna RSCOPRIRE IL VALORE DELLA TERRA. E soprattutto occorre far sentire i nostri agricoltori ORGOGLIOSI del loro lavoro” concludendo che “se non c’è una buona politica agraria non c’è dignità nè reddito, nemmeno quello di cittadinanza” .

A Gianni Fabbris (Presidente di Altragricoltura, componente della presidenza di LiberiAgricoltori e co-fondatore del Movimento Riscatto e della Rete dei Municipi Rurali, il compito di chiudere la Conferenza stampa di oggi e di illustrare i contenuti della proposta.

“In questi venticinque anni è venuta avanti una crisi drammatica nelle campagne per effetto diretto delle scelte politiche, sociali e sindacali che hanno trasformato l’Italia (tutta) da grande luogo della produzione del cibo a piattaforma di speculazione commerciale in cui vincono la speculazione finanziaria e perdono le aziende agricole, i braccianti, i consumatori e l’ambiente. Queste scelte producono la crisi e il modello non può essere efficientato e migliorato, va cambaito profondamente.  A settanta anni dalla Riforma fondiaria (ottenuta a prezzo di morti e prigione per i contadini) oggi occorre ritornare a difendere quelle terre ed a liberarle dai nuovi padroni e dai nuovui latifondisti: il FMI, il WTO, le corporazioni multinazionali, le banche, il trust commerciale, la burocrazia ottusa. Servono proposte nuove che guardino al futuro rimettendo al centro i diritti di chi lavora e consuma il cibo, l’ambiente le comunità, la terra, la vita e la natura, l’ambiente, i beni comuni.”

Fabbris ha illustrato il prcorso del Forum della Nuova Riforma agraria che punta a sollecitare “un grande movimento partecipato dal basso perché il futuro dell’agricoltura e del diritto al cibo deve essere sottratto dai tecnicismi e dagli specialismi ma deve dinìventare una grande questione sociale, politica e culturale per tutto il Paese e per l’intera Europa le cui scelte incidono in maniera decisiva sul destino di tutti noi”.

Avvertendo che uno dei grandi problemi del dibattito italiano è il rpovincialismo con cui vengono affrontate questioni strategiche come è quello dell’agricoltura, Fabbris indica tre documenti a fondamento del dibattito: “Il documento per la Sovranità Alimentare proposto da Via Campesina (e assunto dalla FAO come una delle proposte più avanzate in materia di agricoltura e cibo), la proposta di Riforma avanzata da Altragricoltura e LiberiAgricoltori nell’aprile del 2018 ai parlamentari italiani (insiem e alle diverse altyre che si stanno producendo in questi mesi da parte di altre realtà di base) e, soprattutto la dichiarazione adottata dalla Sessione Plenaria dell’ONU il 17 dicembre scorso sui Diritti dei Contadini e degli altri soggetti che vivono nelle aree rurali”.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha accolto l’adozione da parte dell’Assemblea generale della Dichiarazione sui diritti dei contadini e di altre persone che lavorano in zone rurali dichiarando: “A livello globale i contadini alimentano il mondo, ma il loro godimento dei diritti umani viene messo in discussione, incluso il loro diritto al cibo.In molti posti del mondo, i contadini affrontano situazioni terribili aggravate da uno squilibrio di potere nelle relazioni economiche. Le politiche che potrebbero promuovere i diritti dei contadini sono in gran parte assenti e in alcuni casi hanno sofferto a causa di misure di austerità. Le donne sono particolarmente vulnerabili, data la diffusa discriminazione illegale che limita il loro accesso, l’uso e il controllo della terra, nonché il pagamento iniquo per il loro lavoro. Anche i contadini e le altre persone che lavorano nelle zone rurali sono particolarmente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici e della distruzione ambientale.

Spero che questa Dichiarazione serva a rafforzare l’impegno degli Stati a tutti i livelli per sostenere e proteggere i diritti e la dignità dei contadini e di altre persone che lavorano nelle zone rurali. Svolgono un ruolo fondamentale nel preservare la nostra cultura, l’ambiente, i mezzi di sostentamento e le tradizioni e non devono essere lasciati indietro mentre implementiamo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

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