Inquinamento da petrolio in Val d’Agri: Legambiente presenta un esposto sugli sversamenti dichiarati da Eni

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“Applicare i nuovi delitti ambientali inseriti nel codice penale grazie alla legge sugli ecoreati: chi ha inquinato deve pagare”

 

“Con Legambiente Basilicata abbiamo presentato un esposto alla procura di Potenza dopo le dichiarazioni di Eni sugli sversamenti di petrolio dal centro oli di Viaggiano. Si tratta di un fatto gravissimo che viene dopo l’indagine giudiziaria con arresti per le attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti del marzo 2016 e che dimostra come tutte le dichiarazioni rassicuranti da parte di Eni in questi anni fossero parole al vento. È ora di intervenire con forza per fermare una situazione non più tollerabile in Val d’Agri: chiediamo alla magistratura e alle forze di polizia di utilizzare i nuovi delitti di inquinamento, disastro ambientale e omessa bonifica inseriti nel codice penale grazie alla legge sugli ecoreati di cui oggi si festeggia il secondo anniversario della sua approvazione”. È questo il commento di Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, intervenuto ieri al convegno di Viaggiano per presentare la legge 68/2015 approvata dopo 21 anni di lavoro dell’associazione per trasformare i reati ambientali da contravvenzioni a veri e propri delitti da codice penale, a cui hanno partecipato Valeria Tempone direttrice di Legambiente Basilicata Onlus, Ennio Di Lorenzo presidente del circolo Legambiente Val d’Agri, Stefano Palmisano avvocato penalista esperto di ambiente e salute, il vice sindaco di Viggiano Michele Montone, il sindaco di Grumento Nova Antonio Imperatrice e il comandante della Compagnia Carabinieri di Viggiano Capitano Rocco De Paola

Con la legge sugli ecoreati, le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria possono contare su sei nuovi delitti specifici da contestare tra cui inquinamentodisastro ambientaletraffico e abbandono di materiale radioattivoimpedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale con tempi di prescrizione raddoppiati, una lunga serie di aggravanti, la confisca dei beni (anche per equivalente) degli inquinatori, come già previsto per i mafiosi, e sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese. La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi.

“L’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale è stata una grande conquista per l’Italia, oggi leader nella lotta agli ecoreati, ed è il primo anello di una catena più lunga, che va costruita con l’obiettivo di innalzare i controlli ambientali per tutelare l’ambiente, la salute e le imprese sane – dichiara Valeria Tampone, direttrice generale di Legambiente Basilicata. Chiediamo che la grave situazione ambientale causata dalla estrazioni petrolifere e dagli sversamenti di idrocarburi nell’ambiente venga affrontata con gli strumenti efficaci di contrasto oggi disponibili grazie alla legge 68 del 2015 che ha inserito i reati ambientali come delitti da Codice penale. Il nostro esposto presentato ieri alla Procura chiede che si utilizzi questo potente mezzo oggi a disposizione del popolo inquinato per pretendere anche nella nostra regione il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini e dei lavoratori”.

La legge sugli ecoreati sta funzionando. Secondo i numeri elaborati da Legambiente sull’azione repressiva svolta dalle forze di polizia e dalle Capitanerie di porto, nel 2016 in Italia la legge 68/2015 ha consentito di sequestrare 133 beni per un valore di circa 15 milioni di euro e di sanzionare 574 ecoreati, più di uno e mezzo al giorno.

Entrando nello specifico dei dati sull’azione repressiva svolta nel 2016 dalle forze di polizia, sul fronte dei delitti contestati, sono 143 i casi di inquinamento ambientale, 13 quelli di disastro ambientale, 6 quelli di impedimento di controllo, 5 i delitti colposi contro l’ambiente, 3 quelli di omessa bonifica e 3 i casi di aggravanti per morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale.

La Campania è la prima regione per il numero (70) di ecoreati contestati. La Sardegna è la regione con il maggior numero di denunciati (126), mentre l’Abruzzo per il numero più alto di aziende coinvolte (16). Il maggior numero di arresti è stato compiuto in Puglia (14), il numero più alto di sequestri in Calabria (43). In Basilicata sono stati 22 gli ecoreati contestati dalle forze di polizia nel 2016 e 52 le persone denunciate.

Secondo il ministero della Giustizia dal 1 giugno 2015 a fine 2016, la legge 68 è stata applicata in Italia in 467 procedimenti penali con 651 persone denunciate. Nel 2015 sono stati 41 i procedimenti giudiziari che si sono conclusi con condanne di primo grado grazie alla nuova legge, mediante patteggiamenti e riqualificazione di reati contestati precedentemente sotto altro titolo.

Secondo informazioni che la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che ha raccolto da 167 uffici giudiziari tra Procure, Tribunali e Corti di appello (pari al 57% del totale nazionale) emerge che ad oggi circa il 60% degli uffici giudiziari ha già applicato la legge in tutta Italia, con una maggiore accentuazione nelle Isole e nel Sud.

Sono arrivate anche le prime sentenze di Cassazione. A cominciare dalla sentenza n. 46170/16 della Terza sezione penale del 21 settembre sull’inquinamento ambientale per i lavori di dragaggio del «molo Garibaldi» e del «molo Fornelli» del Comune di La Spezia, procedimento che vede Legambiente costituita quale parte offesa. A questa sentenza ne sono seguite altre, tra cui quelle sulla pesca illegale a Taranto, su un caso di inquinamento causato da una distilleria in Campania e su un depuratore malfunzionante in Sicilia.

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