“Il tempo del coraggio, verso un Green New Deal per la Basilicata” è stato il filo rosso del dibattito durante il IX Congresso regionale della Legambiente Basilicata – tenutosi a Potenza presso i locali di Scambiologico domenica 27 ottobre – che ha visto la riconferma di Antonio Lanorte nel ruolo di Presidente e di Valeria Tempone in quello di Direttrice della più grande organizzazione ambientalista lucana. Rinnovato anche l’Ufficio di Presidenza, di cui entrano a far parte Maurizio Rosito, Laura Stabile e Daniela Pandolfo.
Il Congresso ha affrontato in un ampio dibattito i temi, illustrati in un documento politico, che caratterizzano la questione ambientale in Basilicata e gli assi secondo i quali, a parere di Legambiente, bisogna impostare il futuro produttivo della Regione.
La premessa è che la questione ambientale non è solo una grande priorità politica globale, ma rappresenta l’unico vero fattore di sviluppo per la Basilicata.
Agricoltura, turismo, artigianato, edilizia di riqualificazione, valorizzazione e difesa del territorio e della biodiversità, economia circolare, energie rinnovabili, sono alcuni dei settori sui quali è ancora possibile fondare un nuovo modello di sviluppo per la nostra Regione.
Pensiamo sia necessario un grande programma regionale di coesione economica e sociale che orienti, finalizzi e vincoli le risorse finanziarie verso progetti che mettano al centro il territorio come bene comune da difendere e custodire.
La Basilicata deve avere l’ambizione di realizzare la sua transizione energetica sulla base di una rivoluzione tecnologica e digitale in cui si operi per l’efficienza energetica di edifici pubblici e privati, si realizzi una infrastruttura energetica basata sulle energie rinnovabili e al 100% carbon-free Serve un Piano regionale Clima ed Energia per raggiungere la completa decarbonizzazione al 2050, adottando subito una strategia di sviluppo economico per i territori alternativa a petrolio e gas e 100% rinnovabile.
La nostra regione vive un’epoca di profonda crisi socio-economica e quel che è più preoccupante, la sua classe dirigente non sembra in grado di indicare direttrici di sviluppo concrete e sostenibili, la percezione di un’assenza di visione di futuro e di prospettiva è palpabile. Sembra quasi si rinunci aprioristicamente a elaborare una strategia moderna per lo sviluppo di questa regione e se questo rappresenta ormai una certezza per il recente passato, la sensazione è che neanche la nuova stagione politica, nata con la vittoria del centrodestra alle ultime elezioni regionali del 24 marzo scorso, stia portando significative novità in tal senso.
Il rischio è che non solo si perda il treno dell’innovazione ambientale come chiave di sviluppo, ma anche che il capitale naturale di cui il territorio è ricco, possa essere pesantemente intaccato.
Per quanto riguarda la questione petrolifera noi verifichiamo, come dimostrano anche le ultime vicende sul rinnovo della concessione val’d’Agri senza compensazioni ambientali, l’assenza di qualsiasi indicazione sul come, quando e verso dove si vuole andare per costruire un futuro no oil in Basilicata. Per noi non esiste altra prospettiva: bisogna bonificare, riqualificare e riconvertire il più rapidamente possibile verso comparti produttivi lontani dal petrolio.
Il petrolio è il passato, perché la crisi climatica impone il superamento dell’era delle fonti fossili; e allora in Basilicata non possiamo continuare a costruire un futuro fondato sul passato e la Val d’Agri oggi, così come la Valle del Sauro domani non possono e non dovranno essere i poli energetici del passato, destinati ad estinguersi, mentre dovrebbero perseguire con forza e competenza la naturale vocazione agricola e rurale.
È necessario, quindi, valorizzare le specificità della regione Basilicata, orientando le politiche di sviluppo sulle vocazioni territoriali. Sfruttare le specializzazioni produttive già esistenti, quelle che hanno modellato la storia regionale, lavorando sulla loro evoluzione.
L’evoluzione dei modelli produttivi esistenti deve comportare necessariamente investimenti in ricerca ed innovazione quali elementi trainanti dello sviluppo regionale. Gli investimenti in attività innovative e compatibili con le vocazioni territoriali dovrebbero essere l’obiettivo fondamentale delle politiche economiche regionali e quindi anche della programmazione dei Fondi Strutturali oltre il 2020.
Inoltre, la Basilicata sconta una mancanza di reale protagonismo delle aree protette, in quanto risulta assente una strategia capace di fare della tutela della biodiversità e del capitale naturale un fattore di sviluppo. I parchi e le aree protette in Basilicata dovrebbero essere il contesto progettuale e istituzionale in grado di fungere da garante e promotore di una nuova stagione di pianificazione dello sviluppo locale che, sfruttando le risorse economiche esistenti, sappia mettere in campo progetti di conservazione, tutela e sviluppo capaci di connettersi con i territori e le comunità locali per agevolare lo sviluppo di esperienze di green economy.
Dunque, le proposte per mettere in campo azioni concrete ed immediate per una transizione ecologica guidata da obiettivi di giustizia sociale ci sono già. Serve però un modello politico e culturale che accompagni questa rivoluzione.
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