Lavoratori socialmente utili I sindaci procedano a stabilizzare il maggior numero dei lavoratori possibile

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Ancora una volta torniamo a parlare dei lavoratori socialmente utili, gli LSU , che nella nostra regione, nonostante gli interventi per la stabilizzazione, dopo circa vent’anni in molti Comuni continuano a non avere un rapporto di lavoro stabile e contrattualizzato, pur espletando le stesse mansioni dei dipendenti comunali. Una platea di circa 150 persone legate a un filo, che è impiegata per non più di ottanta ore mensili con una retribuzione che non supera le 500 euro, che ogni giorno si occupa del nostro verde pubblico, dell’assistenza agli anziani e ai disabili, della raccolta differenziata e di tante altre attività proprie delle amministrazioni comunali. È una storia lunga, fatta di attese e rinnovi, di promesse e frustrazioni che condizionano la vita di questi uomini e donne che da anni vivono in condizioni precarie.

Pur avendo la possibilità di fruire di contributi regionali per la stabilizzazione, rileviamo che molti Comuni lucani, anche se affrontano situazioni difficili per la carenza di personale ormai ridotto ai minimi termini a causa del blocco delle assunzioni, spesso non ricorrono alla stabilizzazione di questi ma ad ulteriori contratti a tempo determinato. La stabilizzazione non è solo un obbligo morale per ripagare questi lavoratori dell’impegno che profondono ogni giorno nei nostri uffici comunali, molti dei quali sono divenuti indispensabili per mantenere aperti gli stessi. Con la stabilizzazione questi lavoratori assumono l’identità di lavoratore del pubblico impiego che pone fine a circa vent’anni di precariato e negazione dei diritti.

Da qualche giorno la Regione Basilicata ha dato avvio al monitoraggio dei Comuni interessati alla stabilizzazione e, quindi, alla fruizione dei contributi regionali previsti dalla Legge 2/2005 per l’anno 2019. CGIL, CISL e UIL ritengono che sarebbe grave farsi sfuggire anche questa occasione. I sindaci procedano, con celerità, a stabilizzare il maggior numero dei lavoratori possibile per dare loro finalmente un contratto di lavoro stabile che consenta non solo di avere la necessaria serenità lavorativa, ma anche tutti i diritti previsti dal CCNL al pari dei colleghi con cui lavorano ogni giorno e ai Comuni un rafforzamento nell’organico indispensabile per la loro funzionalità.

In parallelo occorre avviare il monitoraggio anche dei co.co.co già LSU a cui da anni, gli stessi Enti allo stesso modo, hanno fatto ricorso per coprire le carenze di organico e continuare a usufruire della platea degli LSU, un’altra categoria di lavoratori precari vittima della mancanza di concorsi pubblici, che ha sacrificato e penalizzato il percorso lavorativo e le opportunità di una intera generazione. Tale monitoraggio deve essere il punto di partenza per realizzare un profondo, serio e non più rinviabile percorso di stabilizzazione come già accaduto in tutte le regioni italiane in attuazione della Legge Madia
Su questo fronte la Regione Basilicata sta detenendo un triste primato di non adempimento di procedure per il superamento del precariato nella pubblica amministrazione con grave danno per l’ efficienza amministrativa e con grave pregiudizio delle condizioni di vita di tantissimi lavoratori, perché la precarietà è diventata regola reiterata.

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