“Purtroppo la ripresa in atto, pur lenta vantata nelle regioni del Centro-Nord e che dovrebbe proseguire anche quest’anno, in Basilicata non ha fatto ancora la sua comparsa.
La vitalità delle imprese contraddistinta col segno positivo nella differenza fra aperture e chiusure, stando alla fredda lettura dei numeri del Registro delle Imprese, è presente solamente nei due città capoluogo, con Matera che presenta alcune luci e molte ombre per effetto della nomina a capitale europea della cultura per il 2019.”
Lo si legge in una nota di Confesercenti Matera.
“Infatti, proprio a tale proposito occorre citare il “freddo” rapporto avuto in questi anni con i Dipartimenti che incrociano il nostro lavoro istituzionale nonostante i numerosi sforzi della parte politica a riconoscere un ruolo importante, per l’economia regionale, del commercio e del turismo.
Il nostro timore è che prospettive incerte, potrebbero incidere ulteriormente e negativamente sul tessuto imprenditoriale ed economico della Regione Basilicata.
Per invertire il trend – conclude la nota -e trasferire i benefici del ritorno alla crescita anche a queste PMI, abbiamo elaborato una lista di dieci proposte”:
1) Creazione fondo regionale rivolto alle imprese per finanziamenti a tasso “zero”
Interessante è stata, per esempio, l’esperienza avutasi con l’Avviso per il cosiddetto “microcredito” a tasso zero per le imprese di nuova apertura; il concetto del fondo che eroga ed automaticamente si rimpingua è ottimo perché fa lavorare le imprese che necessitano di finanziamenti e nel contempo permette la restituzione del capitale. A nostro avviso il fondo deve diventare permanente e rivolto a tutte le imprese: esistenti e di nuova costituzione
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2) Riconoscimento della “bottega storica”
Sempre nell’ottica della salvaguardia delle micro e piccole imprese – essenziali non
solo per la nostra economia e per l’attrattività turistica delle nostre città, ma anche
per la qualità della vita e la sicurezza dei territori – occorre estendere a tutte
le attività di vicinato mononegozio con fatturato annuale al di sotto dei 150mila
euro il riconoscimento della bottega storica (almeno 25 anni di iscrizione al registro delle Imprese) con abbattimento o esenzione su Imu, Tasi, Tari e sull’eventuale affitto. Un intervento che riteniamo possa dare nuovamente ossigeno a tutte le attività artigianali e commerciali di quartiere, fermando la desertificazione dei negozi e delle attività artigianali insediate nell’ambito cittadino.
3) Lotta all’Abusivismo
Maggiore sostegno ai Comuni per rafforzare la Polizia Locale nella lotta all’abusivismo commerciale, artigianale e turistico, vera piaga dei centri storici e soprattutto presente nelle nostre città d’arte e turistiche, magari con il coinvolgimento delle associazioni di categoria attraverso la sottoscrizione di un protocollo di intesa con le Prefetture.
Non è più possibile permettere che ci sia una economia sommersa e parallela che sottragga al fisco quasi la metà del prodotto interno lordo locale.
4) Misure per il recupero di immobili sfitti in aree urbane
Il tema della desertificazione delle città, inteso come forte diminuzione della
presenza degli esercizi commerciali di più piccole dimensioni (i cosiddetti esercizi
“di vicinato”) come pure delle attività artigianali di servizio ubicate nei contesti urbani,
già ampiamente noto in molti paesi europei, ha cominciato ad evidenziarsi anche in Italia negli ultimi 20 anni, estendendosi anche ai pubblici esercizi, seppur in misura inferiore.
Il percorso di decadimento delle aree urbane, nella prima fase, è stato strettamente
connesso al processo di innovazione commerciale centrato sulle grandi
dimensioni localizzate a livello extraurbano, successivamente è stato influenzato
da cambiamenti nei consumi delle famiglie e del loro comportamento di spesa,
da fenomeni noti di “bolla immobiliare” che ha prodotto una crescita vertiginosa
del costo degli affitti per attività commerciali ed artigianali.
Su questi fenomeni, negli ultimi 6-7 anni, si sono innestati gli effetti della più grande crisi economica dal dopoguerra, che ha prodotto una riduzione dei consumi delle famiglie di quasi 8 punti percentuali.
Per agevolare la rinascita di attività commerciali e artigianali si propone la cedolare secca anche per gli affitti di locali artigianali oltre che per quelli commerciali.
Un sistema già previsto per le locazioni abitative e che potrebbe essere declinato anche per il commercio attraverso un accordo tra proprietari immobiliari, rappresentanti delle
imprese commerciali e amministrazioni territoriali competenti. In questo modo si
potrebbe favorire, in un momento di ripartenza dell’economia, anche la ripresa del
mercato immobiliare, dando allo stesso tempo nuovo impulso alla rinascita del
commercio urbano e delle botteghe.
Si creerebbe anche valore per tutti i soggetti interessati: il proprietario dell’immobile
godrebbe di un indubbio beneficio fiscale, le attività commerciali corrisponderebbero
un canone ridotto. E per l’amministrazione comunale sarebbe un doppio investimento: sociale, con il ripopolamento delle aree oramai desertificate delle città, e fiscale.
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5) Occupazione e formazione
Mettere in campo strumenti ciclici che eroghino incentivi alle imprese per l’incremento occupazionale che coprano per due-tre anni la contribuzione dell’assunto (vecchia L. 407 statale); come pure pensare ad un premio di “resistenza” per quelle imprese che garantiscono gli stessi livelli occupazionali da oltre 10 anni, graduando anche l’entità del premio; mettere in campo incentivi per la formazione obbligatoria alle imprese e ai dipendenti delle imprese in modo tale da creare i presupposti per farle uscire dall’isolamento di anni dovuto alla crisi attraversata.
6) Creazione sportelli per il commercio,artigianato e PMI
Da anni oramai il settore del commercio e dell’artigianato vive il disagio della trascuratezza sia da parte della politica che delle istituzioni; aspiranti imprenditori siano essi commercianti o artigiani molto spesso non sanno ove rivolgersi e improvvisano aperture di esercizi imprenditoriali molto pericolose dal punto di vista dell’investimento sia per se stessi che per la rete distributiva, nel caso dei commercianti, oramai al collasso, mentre nel caso degli artigiani producono effetti distorsivi sulla concorrenza.
Bene, la regione dovrà a nostro avviso, prevedere degli sportelli sul territorio dove l’utenza commerciale e artigianale tutta potrà rivolgersi per ottenere risposte a quesiti riguardanti il settore. Le associazioni di categoria sono pronte a fare la propria parte mettendo a disposizione l’esperienza oramai di decenni per soddisfare quanto richiesto dai neo imprenditori come pure dagli imprenditori già in attività; infatti presso le Associazioni potranno chiedere per ottenere quelle risposte che oggi non riescono a ricevere.
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7) Testo Unico sul Commercio
E’ giunta l’ora che la Regione Basilicata si doti di un Testo Unico sul commercio; l’attuale Legge Regionale è del 2008, obsoleta e non più al passo con i tempi; occurre un nuovo Testo Unico che possa periodicamente essere aggiornato con il parere delle Associazioni di categoria a livello regionale, perchè il mercato non è più statico ma come sappiamo, processi che fino ad un decennio fa impiegavano anni per evolvere o cambiare, oggi impiegano alcuni mesi , ragion per cui le norme dovranno essere più elastiche. Non più una Regione che non abbia un proprio e funzionante Ufficio Commercio che possa raccogliere proposte e stimoli che arriveranno dal mondo delle imprese.
8) Turismo
Il settore turismo, nell’ultimo anno, ha confermato di essere uno dei comparti più
dinamici della nostra economia: per l’anno 2017, si segnala una crescita sostenuta
sia degli arrivi che delle presenze turistiche, con aumenti che hanno coinvolto tutte le tipologie di prodotto e di strutture ricettive. Numeri che hanno reso il turismo uno dei protagonisti principali della crescita; nonostante questo, non sono riservati al settore
interventi dedicati.
Bisogna fare di più, una promozione coordinata del nostro territorio, la regolamentazione
della tassa di soggiorno ed il varo di una politica unitaria sul turismo.
9) Credito
Sostenere l’accesso al credito dei comparti dell’artigianato e del commercio finanziando i fondi rischi presso i Consorzi Fidi sia quelli di dimensioni maggiori, vigilati dalla Banca d’Italia, che quelli di minori dimensioni.
Prevedere formule miste che prevedano oltre alla garanzia sui finanziamenti erogati dalle Banche unitamente all’abbattimento degli interessi anche la corresponsione di una quota a fondo perduto ( non oltre il 20%) sull’investimento ammesso a sostegno pubblico.
10) Bandi specifici per il Commercio e l’Artigianato
L’ultima esperienza dei due bandi pubblici a sostegno dei comparti del commercio e dell’artigianato, i primi a distanza di oltre vent’anni dagli ultimi, conferma anche la voglia di investire da parte dei micro e piccoli imprenditori artigianali e commerciali; ragion per cui questa propensione ai processi di sviluppo andrebbe sempre più sostenuta con bandi specifici per i due comparti atteso che negli ultimi anni ci sono stati bandi per i comparti industriali nell’ordine di centinaia di milioni di euro.
A nulla rilevano obiezioni di carattere tecnico atteso che tante regioni hanno costruito il proprio sviluppo anche contando sulle migliaia di imprese ( in Basilicata tra artigiani e commercianti si contano oltre 25.000 imprese) dei nostri due settori garantendo loro il sostegno adeguato nei propri processi di sviluppo e creazione di nuova occupazione.
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