“Ho atteso rispettosamente che le istituzioni cittadine chiarissero le proprie posizioni. E Pur restando convinta che non siano questi i modi e le sedi deputate all’analisi dei fatti, trovandomi costretta dalle abitudini purtroppo acquisite e consolidate, proverò responsabilmente ad essere leale ed efficace. Non scomoderemo il Machiavelli che scrive di congiure per quanto accaduto a Lavello, benché qualcuno abbia già parlato di tradimento. La fine dell’amministrazione Carretta è stata il risultato di due fattori scatenanti che non esiteremo ad analizzare e a sottoporre al giudizio della collettività. In pochi si sono rivolti alla cittadinanza nei tempi utili e con la necessaria sincerità e trasparenza. Personalmente, biasimo un modo di fare politica contrastante con tali principi, non condivido né il metodo, né il merito di chi rifiuta questi valori e si sottrae alla discussione, a viso aperto, sulle questioni politiche nei ‘templi’ dove la politica deve svolgersi”. Lo dichiara il già assessore ed ex consigliere regionale, Donatella Merra.
“E mi spiego subito –prosegue Merra – anche per mettere a tacere dicerie (dovrei chiamarle fesserie) fondate su ricostruzioni galoppanti e fantasiose che mi tirano in ballo. Esistono i luoghi della politica, sono come dei sacrari, questi non vanno mai aggirati se si ha la coscienza a posto e l’animo di contribuire, con la propria attività, al benessere dei cittadini. In questi termini, 15 mesi fa, ho contribuito a costruire, senza nascondimenti e in una campagna elettorale in cui mi sono spesa con sacrificio, un progetto che gli elettori hanno deciso di premiare. Il Governo che successivamente si è formato ha operato sino all’ultimo in piena autonomia, senza subire ‘influenze’ esterne se non quelle dell’approccio costruttivo legato al raggiungimento di obiettivi specifici, utilizzando e valorizzando al massimo il mio lavoro nel filo diretto con l’istituzione regionale; per essere chiari, non ho ordito trame né orchestrato congiure. È pertanto paradossale che oggi qualcuno provi ad attribuirmi condizionamenti che mai avrei potuto esercitare nel rispetto anche dei ruoli e delle persone che li hanno ricoperti”.
“Per questo affermo – aggiunge l’esponente lavellese di FdI – al contrario di come si è agito, che la crisi andava immediatamente “istituzionalizzata” e affrontata in seno agli organi politici supremi del Comune: anzitutto nel Consiglio Comunale dove tutti, maggioranza e opposizione, avrebbero dovuto confrontarsi in piena libertà di iniziativa e decisione. Per intenderci e senza imbarazzo: ai tempi dell’estromissione dell’Assessore Merra dalla giunta regionale, oltre 6 ore di dibattito pubblico in un Consiglio Regionale appositamente convocato hanno portato all’attenzione dei lucani tutti, per tempo, le ragioni della sottoscritta”.
“Qualsiasi altra ‘pressione carsica’ – sottolinea Merra – non poteva che sfociare in quanto è poi puntualmente accaduto.Nel precipitare degli eventi accelerato sul terreno scivoloso della NON POLITICA, della tensione e della incomprensione ecco catalizzarsi gli errori: dalla estromissione di un assessore sulla base di motivazioni effettivamente irricevibili ed innaturali in un adeguato confronto tra istituzioni, motivazioni evidentemente ingenerose e non politiche, alle opposte manovre, insidiose e trasversali, per far fallire ogni giusta naturale mediazione. Si è preferito arrivare a fare tabula rasa di tutto con una firma in una stanza chiusa, senza un leale dibattito sulle questioni più impellenti per la città di Lavello, disertando la prima linea della politica. Taluni hanno anche immortalato con una foto il funerale della politica celebrato nella stanza del protocollo”.
“Questo modus operandi del tutto distante dal nostro intendere la politica – ribadisce ancora Merra – ha messo termine alla consiliatura facendo crescere esponenzialmente il disorientamento della comunità lavellese, lasciata all’oscuro circa le reali motivazioni della rottura, spiegazioni arrivate soltanto a cose fatte. Purtroppo, tanto da parte della maggioranza che dell’opposizione, le quali avevano il dovere di farsi capire dalla gente, si è interdetta questa possibilità prestando il fianco ad ulteriori equivoci. Proprio in virtù di cotante preclusioni ed ambivalenze era necessario portare la discussione in seno all’aula consiliare, affrontando seriamente il dibattito politico alla luce del sole, un dibattito anche acceso ma pur sempre catartico, per non perdere l’occasione di dimostrarsi all’altezza dell’alto compito affidato dagli elettori. Appare, pertanto, alquanto specioso che vengano già avanzate future candidature, al di là degli errori, senza guardare in faccia la realtà. Nemmeno è utile arroccarsi ora dietro barricate ideologiche che ugualmente non dipanano il quadro degli eventi, presenti e futuri. Lavello non ha bisogno di paladini dei cittadini, da social o da bar. ’Sventurata la terra che ha bisogno di eroi’, diceva un noto autore, tanto più se sono solo simulatori”.
“Si cerchino dunque – conclude Merra – le motivazioni del passato nel perimetro delle proprie coscienze, ma si costruisca il futuro nel perimetro nobile della vera Politica, nella quintessenza dei suoi elementi primordiali: sul terreno del dialogo, con l’ossigeno dell’umiltà, il fuoco del coraggio, l’acqua limpida della Verità”.
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