ASM chiarisca su quell’affidamento per la campagna di comunicazione

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Se fosse vero quanto riportato dal quotidiano “La Nuova del Sud”, qualcuno dovrebbe dare serie spiegazioni sul proprio operato. Stando a quanto riportato in un articolo di Grasso del 19 maggio 2023, l’ASM, con delibera 324 del giorno 11 maggio, avrebbe affidato una campagna di comunicazione media e social media ad una società riconducibile ad un gruppo editoriale lucano oggetto di interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Potenza.
La delibera di ASM è presente in albo pretorio, ma il suo contenuto non è accessibile. Per tale ragione chiederemo immediatamente un accesso agli atti per visionarne il contenuto integrale. 

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Non è dato comprendere il motivo di questa secretazione da parte di ASM. A prima vista, sembrerebbe una forzatura degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni che le pubbliche amministrazioni devono osservare ai sensi del d.l. 33/2013.

Ricordiamo il divieto per le pubbliche amministrazioni, a ogni livello, di intrattenere rapporti di ogni genere con le imprese interessate da interdittive antimafia. Ci auguriamo che l’ASM abbia agito nel massimo della trasparenza e del rispetto delle norme, anche se l’impossibilità di accedere alla delibera citata – già di per sé – qualche dubbio sulla prima lo fa sorgere.

Lunedì 22 maggio è stata convocata una seduta di Consiglio Regionale che vedrà tra i punti all’ordine del giorno una proposta di risoluzione su “Istituzioni e cultura della legalità”, con la partecipazione del Procuratore della Repubblica del Tribunale di Potenza, Francesco Curcio. Ovviamente si tratta di un’importante occasione di riflessione che a nostro avviso dovrebbe essere seguita concretamente dai fatti. Troppo spesso la legalità in questa regione viene messa in secondo piano per lasciare il posto a logiche di consociativismo e intrecci di interessi che non portano alcun beneficio al tessuto sociale ed economico di questa regione. Forse qualche rappresentante delle istituzioni dovrebbe seriamente interrogarsi sull’opportunità di intrattenere rapporti con imprenditori dalla dubbia reputazione, evitando di assecondarli o addirittura onorarli.

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