Di fronte alla paura la persona si trova dinanzi ad un bivio, combattere o scappare,“fight o flight “ degli autori anglosassoni. Quale che sia la scelta, il cervello è determinante per la liberazione nel sangue di un ormone detto adrenalina che stimola il cuore a battere più forte e più veloce. E’ insomma una sorta di preparazione alla battaglia che si sta profilando. La paura in sostanza mette in atto dei meccanismi che ci permettono di difenderci dal nemico.
Può capitare però che la paura sia troppo grande e il muscolo cardiaco possa non riuscire a far fronte alla richiesta di ossigeno finendo per paralizzarsi parzialmente o addirittura per smettere di battere. Tutto questo può succedere a chiunque. Il sesso femminile nel post-menopausa, tra i 58 e 75 anni, fumatrici, obesità, con ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia è il più colpito.
La caratteristica è però :
1)l’assenza di una malattia ostruttiva coronarica
2)La presenza di anomalie tipiche del movimento del ventricolo sinistro
3)La presenza di alterazioni elettrocardiografiche che simulano quelle di un infarto
4)Il recupero in genere entro un mese
Anche la sintomatologia simula quella di un attacco cardiaco / infarto del miocardio: dolore toracico e dispnea(cioè sensazione penosa del proprio respiro volgarmente detta mancanza d’aria o affanno) sono i sintomi più comuni.
In genere il quadro clinico della cardiomiopatia acuta da stress migliora nel giro di qualche giorno e il cuore recupera la sua funzione totalmente nel giro di un mese mentre all’esame contrastografico delle coronarie, non si evidenziano lesioni coronariche ostruttive riscontrabili invece nel paziente con un infarto in corso. Ricordiamo che l’infarto del miocardio è la necrosi di parte di tessuto miocardico per opera di un’occlusione con trombo di una coronaria (vaso che irrora il muscolo cardiaco). In questo caso la tempestività del ricorso del paziente al 118 fa si che si possa. Arrivare precocemente alla disostruzione della coronaria interessata con una Angioplastica coronarica; tale procedura è effettuabile in emodinamica, una sezione del reparto di cardiologia dotata di operatori con competenza specifica.
Il tempo è muscolo ed è importante arrivare in ospedale entro un’ora (The golden hour degli autori anglosassoni) dall’esordio del dolore toracico perche’ entro questo intervallo si ha la maggiore probabilità di recuperare tessuto miocardico vitale. Quali sono i fattori di rischio invece per un infarto del miocardio?
I principali sono: Ipertensione arteriosa, diabete mellito, obesità, ipercolesterolemia, sedentarietà, fumo, assunzione di anticoncezionali, sesso maschile, età avanzata, predisposizione genetica.
Obiettivo primario cui il sistema sanitario nazionale e la collettività devono tendere è quindi la prevenzione dell’infarto attraverso la rimozione o il trattamento dei fattori di rischio removibili.
Michele Santoro
Da Sintesi Relazione
Dott. Vincenzo Morrone
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