15/09/22 C’E’ PUZZA DI GAS

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C’è puzza di gas

Legambiente denuncia e documenta  

perdite di metano in atmosfera in alcuni impianti in Italia  
E in Basilicata, la Regione del Bonus Gas, i monitoraggi effettuati lo scorso
ottobre evidenziano ingenti dispersioni di metano dagli impianti della filiera

degli idrocarburi

Su 25 impianti a gas fossile e petrolio monitorati tra Sicilia e Basilicata, in ben 13
sono state individuate emissioni di metano: 15 casi di rilasci diretti (venting) e 68

perdite 

L’associazione: “Servono più impegni concreti per il clima e interventi da parte
dell’Italia per monitorare, controllare e ridurre le emissioni di metano”

In Italia sono diversi gli impianti lungo l’intera filiera del gas fossile e del petrolio in cui si verificano
emissioni di metano in atmosfera. Su 25 impianti monitorati tra Sicilia e Basilicata, in ben 13 sono state
individuate delle emissioni di metano significative: 15 casi di rilasci diretti (venting) e 68 perdite, per un
totale di circa 80 punti di emissione individuati. Emissioni silenziose e non visibili a occhio nudo,
causate da una scarsa manutenzione degli impianti, da possibili guasti, ma anche alla pratica del venting
(ossia il rilascio volontario e controllato di gas in atmosfera) e che, oltre a rappresentare uno spreco di
risorse, costituiscono una minaccia per il clima. Il metano è, infatti, un gas fino a 86 volte più
climalterante dell’anidride carbonica per i primi 20 anni dal suo rilascio in atmosfera. 
È quanto denuncia Legambiente che documenta la presenza di emissioni di metano in siti della
filiera del gas fossile e del petrolio presenti nella Penisola. Il monitoraggio, realizzato lo scorso
ottobre nell’ambito della campagna di informazione e sensibilizzazione “ C’è Puzza di Gas ”, è stato
realizzato con una termocamera a infrarossi “FLIR GF320”. Le immagini sono state raccolte in un
video. Le perdite di metano sono state individuate in differenti componenti delle infrastrutture come
bulloni, valvole, giunture, connettori e contatori, dimostrando uno scarso livello di manutenzione. 
Di fronte a questo quadro preoccupante, Legambiente torna a chiedere interventi concreti da parte
dell’Italia per monitorare, controllare e ridurre le emissioni di metano. Ad oggi nella Penisola non
esistono adeguati strumenti normativi che impongano un monitoraggio costante di quanto avviene nelle
diverse infrastrutture e ciò rende complesso identificare e quantificare le fughe, ostacolando un’analisi
dettagliata sull’entità reale del problema. Per questo è fondamentale che l’Italia adotti, in primis, una
regolamentazione efficace e sistemi di controllo al fine di penalizzare le emissioni, e il
conseguente spreco, di gas fossile. È fondamentale, inoltre, che il nostro Paese tagli i sussidi alle

fonti fossili e dia un’accelerata alla riduzione delle emissioni di metano, un tema quello della
riduzione già al centro del Global Methane Pledge un patto sottoscritto da cento paesi all’ultima COP26 di
Glasgow del 2021.
“In un contesto globale di lotta alla crisi climatica – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di
Legambiente – una rapida riduzione del metano in atmosfera può portare ad una frenata del
cambiamento climatico. Per questa ragione oggi è più che mai urgente intervenire per contenere le
emissioni di metano fossile, ovunque queste si verifichino. Lungo l’intera filiera del gas fossile e del
petrolio, infatti, sono presenti perdite di metano stimate tra l’1 e il 3% del totale trattato, che oltre a
rappresentare un nemico per il clima sono un enorme spreco, anche alla luce dell’attuale crisi energetica
che viviamo. Sul fronte della politica energetica l’Italia, inoltre, deve abbandonare la strada delle fonti
fossili rafforzata dalla ripartenza delle estrazioni di idrocarburi dai fondali marini tra le 9 e le 12 miglia
dalla costa varata dal Governo Meloni, e accelerare su rinnovabili, efficienza, reti, accumuli e sulla legge
per eliminare i sussidi alle fonti inquinanti che ancora manca all’appello”. 
A livello normativo, aggiunge poi l’associazione, non dimentichiamo che è in discussione al Parlamento
e al Consiglio europeo un regolamento europeo finalizzato al tracciamento e alla riduzione delle perdite
di metano. Per Legambiente il testo attualmente in discussione deve essere migliorato, prevedendo per
esempio tempistiche più strette e norme stringenti per le importazioni di idrocarburi dall’estero.
Monitoraggi.  “In Basilicata tra i casi analizzati degni di nota – commenta Antonio Lanorte,
Presidente di Legambiente Basilicata – ci sono il pozzo Monte Alpi 4 in Val d’Agri e una stazione di
regolazione nei pressi di Moliterno (PZ). Nel primo caso sono stati individuati due casi di venting, una
perdita dall’unità di misurazione e due perdite lungo le tubature per un totale di 5 fonti di emissione.
Nel secondo sono state identificate circa dieci fonti di emissione, di cui due per rilascio e 8 perdite da
tubature, valvole e connettori. Sovrapponendo i dati della produzione di gas fossile con le perdite
stimate che caratterizzano il settore, in generale è possibile che in Basilicata vengano dispersi
direttamente in atmosfera tra i 4 e i 36 milioni di metri cubi di gas ogni anno”.
Ciò che è stato ripreso ad ottobre da Legambiente, tra la Sicilia e la Basilicata in alcuni siti individuati a
campione, va calato in un contesto più ampio, nel quale WWF Italia ha stimato nel nostro Paese
dispersioni dirette in atmosfera di gas fossile tra i 3,2 e i 3,9 miliardi di metri cubi tra perdite
strutturali e legate alla scarsa manutenzione. Quindi il gas che viene sprecato corrisponde
grossomodo all’aumento della produzione che il nuovo Governo vuole approvare.
Proposte per frenare le perdite di metano: Oltre a chiedere un sistema di monitoraggio,
comunicazione, verifica e norme concrete, per Legambiente è fondamentale che venga fatto un
rilevamento e una riparazione delle fuoriuscite di metano (LDAR): compagnie e gestori energetici
dovrebbero essere obbligati a condurre delle attività di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite di
metano mensilmente, intervenendo immediatamente ed in maniera efficace su ogni perdita. Il
regolamento europeo invece propone di intervenire solo sulle perdite di una certa grandezza, lasciando
che il resto del gas metano venga sprecato. Ciò contribuirebbe ad evitare il 42% delle emissioni dirette
che si verificano oggi in Italia.
Inoltre si chiede che venga vietato il rilascio (venting) e che la combustione in torcia (flaring) sia
limitata ai soli casi emergenziali, dato che le attuali norme affrontano parzialmente il problema. Che
vengano monitorati, chiusi e bonificati i pozzi inattivi nel più breve tempo possibile. Infine, che
vengano avviati programmi di cooperazione internazionale applicando gli standard proposti
per le compagnie e gli stati europei lungo l’intera filiera, anche al di fuori dei confini comunitari,
per limitare, fino ad azzerare, le emissioni al di fuori dell’Unione Europea considerando che la maggior
parte delle emissioni arriva proprio fuori dai confini visto che importiamo più del 90% di gas.

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