Epifania: da Cia-Agricoltori invito alla “Befana in agriturismo”

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Nella calza della Befana i lucani troveranno il meglio del “made in Basilicata alimentare” il cui valore economico nel 2023 ha raggiunto i 19 milioni di euro, con un più 19,2% rispetto all’anno precedente. Sono i prodotti alimentari (13 a marchio di qualità) che segnano l’incremento maggiore (più 32,5%). A riferirlo è il XXI Rapporto Ismea – Qualivita, l’indagine annuale che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp, Stg.

Per Cia-Agricoltori, in uno scenario macroeconomico condizionato dalla crisi energetica e climatica, la Dop economy italiana mostra ancora una volta un quadro positivo contrassegnato da valori record. Fra i prodotti più gettonati, formaggi e salumi sottovuoto, miele, vino, olio, frutta e verdura di stagione. Dal punto di vista della spesa, gli agriturismi – che attendono per il tradizionale pranzo della Befana almeno 15mila ospiti – creano un indotto; infatti ogni 100 euro spesi in servizi agrituristici, altri 40 euro sono investiti dagli ospiti in esperienze di fruizione offerte dal territorio, dall’enogastronomia, alle attrazioni artistiche e culturali, allo sport e all’avventura. Dunque, sottolinea Cia, l’attenzione al mangiar bene e sano, riesce a fare da contraltare a una situazione congiunturale tutt’altro che idilliaca per le produzioni agricole,  per gli aumenti su acqua, energia, concimi, fertilizzanti e quota manodopera, a monte già difficile da reperire.

In tutti i casi, dalla costa all’entroterra, ad assicurare il sold out per l’Epifania in agriturismo è la clientela fidelizzata, il turismo di prossimità e il ritorno nei paesi d’origine. Ecco che l’agriturismo risponde a più di un bisogno, risulta sicuramente ideale per gli habitué della montagna, il 38% dei viaggiatori, ma mette anche d’accordo la voglia di mangiare fuori, bene come a casa, appunto, secondo tradizione e facendo economia. 

Negli agriturismi non si paga il coperto, per il pranzo si va, quest’anno, dai 35 ai 60 euro a menù. Soldi che gli italiani spendono volentieri, per qualità, salubrità e genuinità garantita dei prodotti, rapporto consolidato con gli agricoltori e possibilità di abbinare degustazione di piatti tipici a esperienze all’aria aperta.

“Gli agriturismi vivono appieno le difficoltà del momento -dicono i presidenti di Cia e Turismo Verde, Cristiano Fini e Mario Grillo- ma la conduzione spesso familiare delle strutture, il legame di fiducia che si crea con i clienti, porta a individuare, ogni volta, il giusto compromesso tra sostenibilità aziendale e rispetto delle esigenze degli italiani”.

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