di MICHELE SELVAGGI
Fresco di stampa – Villani Editore – l’ultimo ( solo in ordine di tempo, naturalmente) importante lavoro letterario di Giovanni Di Lena : “ Piccole faville”- che lui ha dedicato “ con riconoscenza” a Daniele Giancane, a Maria Fusco, a Giovanni Caserta. Opera che ci fa riscoprire il gusto di idee pensate, maturate, scritte e, magari pronunciate ad alta o bassa voce, da questo sempre apprezzato figlio della nostra terra, che – ricordiamo – ha iniziato il suo impegnativo viaggio culturale , nel lontano 1989 , e che continua ad onorarci con la sua dialettica semplice e piacevole, in attesa di altre sue opere, che, sicuramente, non mancheranno di regalarci altre soddisfazioni già provate in passato con gli eccellenti lavori come “ Un giorno di libertà”, “ “Non si rischiara il cielo”, “ Il morso della ragione”, “ Coraggio e debolezza”, “ Non solo un grido”, “ Il reale e il possibile”, “ La piega storta delle idee”, “ Pietre”. Nelle circa cinquanta poesie delle “Piccole faville”, si coglie la voglia di interrogare il mondo, ogni oltre barriera e cercare , se possibile, di capire qualcosa in più della vita, dei suoi misteri e di se stessi. Versi che ci riescono benissimo con una semplicità e dolcezza che fa provare emozioni oltre ad una asprezza che commuove pur senza togliere mai un sottile filo di speranza. “ Nelle nostre case, ostinatamente pudiche, ancora…. trova ristoro, la subdola benevolenza di chi ci governa. Siamo abituati ad apprezzare gli altri, ad indossare abiti svasati ed a subire verità improvvisate. Matera è l’ombelico d’Europa, ma in questa landa abbandonata , piano soffia il vento. Il gattopardismo impera e tutto si muove in sordina: la Pista Mattei giace , le Valli reclamano Cristo, ma l’Alta Velocità l’ha bloccato a Salerno. Egli non ha perso la via , per non impantanarsi è tornato indietro”. Sono i versi di pagina 12, che accompagnano “ Carlo, Cristo è tornato indietro” in cui serenità e speranze perdute si alternano a momenti di malinconia e dolore. Per le cose che – per chi ama la nostra terra – come Giovanni Di Lena, dovrebbero essere e, non sono, o forse chissà, non saranno mai. La raccolta poetica delle “ Piccole faville” – che esordisce con un riverente, appassionato pensiero a Rocco Scotellaro – mostrano un Giovanni Di Lena, poeta raffinato, ma anche semplice e delicato, delle notevoli qualità e capacità, preciso e attento ( non è di tutti), anche alla condizione umana del tempo che viviamo. Un finale toccante quello di pagina 57, dedicato a “ Madre” : “ Quando ritorno a casa, stento a muovermi solo il cuore, spontaneo., sobbalza. Nulla s’è rotto ! In ogni angolo ci sono frammenti di te, che senso hanno ora ? Ordinaria e lenta la vita si muove e tutto il tempo trascina. Quando ritorno a casa, mi ritrovo solo, come se fossi smarrito e la tua assenza avverto”