Saverio Lamiranda (Terre di Aristeo): non può essere lo sportello digitale negli uffici postali a salvare i borghi dallo spopolamento

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Il progetto Polis di Poste Italiane che salva gli uffici postali dei nostri borghi, destinati alla chiusura o come accade già in alcuni centri al destino di apertura a giorni ed orari alterni, non può essere spacciato come misura provvidenziale contro lo spopolamento e la fuga. Intanto non si sottovaluti che la semplice apertura di Sportelli digitali negli uffici postali, perché di questo si tratta, è pagata per 800 milioni di euro da fondi nell’ambito del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr. Altrimenti, non credo che i 126 Comuni lucani beneficiari (98 in provincia di Potenza e 28 in quella di Matera) avrebbero avuto alcuna possibilità di erogare servizi per la P.A.. Leggo in queste ore commenti eccessivamente entusiastici che vanno ricondotti alla realtà dei fatti. Senza nulla togliere  all’erogazione di servizi essenziali per i cittadini dei piccoli borghi è impensabile affidare ogni possibilità di riscatto ad uno sportello. Come Distretto Terre di Aristeo  abbiamo indicato la strada da seguire e a costo di passare per “ossessivi” siamo costretti a ripeterla a chi non vuole sentire. L’”eutanasia” dei piccoli borghi, lo spopolamento delle aree interne e la fuga dei giovani  – al Sud primo allarme sociale – non consente scorciatoie o percorsi devianti. Il quadro è chiaro: il calo demografico in Basilicata e nel Mezzogiorno, nei comuni montani e collinari, è di intensità tale da non essere compensata dai modesti incrementi registrati nei comuni medi e grandi. Ma cosa si può fare? Come si può provare ad arginare la desertificazione dei nostri territori (non solo dei Borghi)? Come si può provare ad invertire la tendenza in atto? Come si può provare a dimostrare ai nostri ragazzi che possibile vivere anche in Basilicata, potendosi sentire anche qui e da qui “cittadini del mondo?”. Noi un percorso lo abbiamo indicato: il Progetto Pilota 2018 Terre di Aristeo. Non è un “progetto di carta” come tanti perché è costituito da concretezza, possibilità, realismo, consapevolezza, solidarietà, partecipazione, coinvolgimento nel rispetto della diversità dei ruoli e delle funzioni di ognuno, ma è indispensabili che si realizzi da l’altro ieri.
Certo questa è una rivoluzione, ma una rivoluzione “vera” nella nostra Regione : una rivoluzione vera deve significare che le speranze delle nuove generazioni lucane devono essere sostenute, alimentandole non con il pesce da mangiare, ma insegnando loro ad “usare la canna da pesca”; questo è il rapporto , la filosofia e la cultura da riattivare; è rivoluzionario accettare un diverso ed innovativo rapporto tra pubblico e privato, riconoscendo ad entrambi l’esercizio delle proprie funzioni in una efficace distinzione dei ruoli; è vera rivoluzione sostenere la propria cultura, identità, storia, tradizioni attraverso l’animazione e la formazione (per tutti) per consentire la promozione delle economie locali; è rivoluzione straordinaria garantire strade idonee e sicure per consentire collegamenti tra i borghi, quale condizione vitale per riformulare la dimensione di “vicinato” propria delle nostre tradizioni economicamente sostenibili in una logica di “Comunità Integrate”. Queste condizioni possono consentire la realizzazione di un nuovo Risorgimento Lucano per la cui realizzazione dobbiamo dimostrare soltanto (si fa per dire) di essere capaci di operare esaltando la nostra identità culturale, sociale, religiosa ecc. nel Mercato e nel Tempo in cui si opera. Attenzione però, il tempo non è una variabile indipendente!! e questo vale anche per i tempi della “burocrazia” e per le decisioni Pubbliche. il mercato non aspetta e non ci dà tempo per maturare.

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