Reflui zootecnici nei terreni agricoli a Scanzano Jonico

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Un caso inquietante con possibili gravi conseguenze ambientali .Legambiente: “Sono fenomeni illegali da sanzionare severamente ma affinché i reflui zootecnici non finiscano sui campi ci vogliono gli impianti di digestione anaerobica per produrre biometano”

Sono diverse migliaia i metri cubi di reflui zootecnici scaricati nei campi di Scanzano Jonico. Un caso di cui si discute molto nelle ultime settimane, che purtroppo non rappresenta un caso isolato nella storia recente di quel territorio. Pochi anni fa, per esempio, il Comando Stazione Forestale di Scanzano, accertò che due aziende zootecniche avevano scaricato illecitamente, in maniera sistematica e reiterata, addirittura nel corpo idrico ricettore di un canale consortile, il tal quale delle deiezioni prodotte dagli animali. 

In questi giorni invece assistiamo ad un fenomeno diffuso di spandimento nei terreni dei reflui che ha per ora determinato l’intervento sanzionatorio dei Carabinieri Forestali. Sarà tuttavia assolutamente necessario approfondire il caso per valutare tutte le situazioni di illegalità, che peraltro appaiono abbastanza evidenti e valutare in tempi brevi l’eventuale impatto ambientale che gli ingenti sversamenti hanno potuto determinare soprattutto a carico della falda acquifera. 

“Detto questo – sostiene Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – c’è però un elemento che non emerge mai, così come anche in questo caso, nel dibattito su questo tema. E che riguarda una maggiore attenzione verso una gestione più virtuosa dei reflui zootecnici nell’ottica dell’economia circolare.  In sostanza a Scanzano, così come in tutti i luoghi in cui esiste il problema, sarebbe bene che la maggior parte dei reflui zootecnici non finissero sui campi ma nei digestori anaerobici per produrre biometano“.

“La gestione dei reflui zootecnici, come quella riscontrata a Scanzano – continua Lanorte – presenta probabilmente, allo stato attuale, livelli di carico ambientale incompatibili con la qualità delle acque definita a livello comunitario, soprattutto in relazione all’inquinamento da nitrati. Situazioni analoghe altrove in Italia hanno determinato l’avvio di procedure d’infrazione europee. Assodato che lo spandimento di liquami può e deve essere fatto in maniera legale, sarebbe assurdo non cogliere l’opportunità di utilizzare i reflui zootecnici all’interno di impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano con cui alimentare mezzi agricoli di nuova generazione e mezzi pesanti che trasportano i prodotti dell’agroalimentare dal terreno agricolo ai punti vendita. Solo così si potrà trasformare il problema dei reflui della zootecnia in una grande opportunità per decarbonizzare la filiera agricola del nostro Paese”. 

“Il biometano – conclude Lanorte – è al centro dello sviluppo dell’economia circolare. Una parte dell’opinione pubblica, tuttavia, anche in Basilicata, è contraria agli impianti, in particolare nei territori dove se ne prevede la realizzazione. Tra le obiezioni principali: le esalazioni di cattivo odore, le emissioni inquinanti, l’impatto visivo, la circolazione di camion per il rifornimento degli impianti, lo sviluppo di batteri patogeni. Tutte obiezioni da parte dei territori che spesso sono frutto di una cattiva informazione, spesso creata ad arte. Queste criticità, infatti, sono state abbondantemente superate e le moderne e consolidate tecnologie permettono di costruire impianti che funzionano bene e che prevengono ogni problema. Tutto sta nel realizzarli nel modo e nel posto giusto e nel gestire correttamente tutta la filiera”.

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