Saluto le illustrissime Autorità Civili, Militari e Religiose, le associazioni combattentistiche, l’Annpi, i rappresentanti sindacali, le scuole e tutti i presenti.
Come tutti i momenti di rievocazione, anche quello odierno genera emozioni, forti vibrazioni del cuore e dell’anima, tanto più forti quando si commemorano i caduti.
Siamo al cospetto di una ricorrenza che narra il sacrificio di vite umane per il bene comune e questo rende meno facile contemperare la naturale propensione a commuoversi con la sacrosanta necessità di onorare quelle gesta indelebili, vere e proprie pietre miliari sul percorso della nostra memoria collettiva e della nostra storia comune.
Oggi celebriamo una ricorrenza importante, in ricordo di coloro che hanno dato la propria vita per l’affermazione degli ideali democratici. Celebriamo la memoria e l’onore in ricordo di chi seppe ribellarsi alla barbarie, con l’auspicio che non si ripeta mai più.
Matera ha vissuto, suo malgrado, la drammatica vicenda dell’eccidio del 21 settembre del 1943, quando morirono alcuni cittadini che si ribellarono ai tedeschi: la nostra fu la prima città dell’Italia meridionale a ribellarsi all’oppressione nazifascista. Siamo qui per onorare quelle gesta, per sottolineare il coraggio di chi ritenne, giustamente, di insorgere contro la dittatura e l’ingiustizia, perché questa città ha sempre fatto della libertà il segno distintivo della sua storia.
Ma siamo qui anche e soprattutto per ricordare perché è importante che si parli della nostra storia e di quanto avvenuto soprattutto in taluni periodi, affinché il ricordo si trasformi in conoscenza da trasmettere alle giovani generazioni.
E’ importante sotto vari aspetti.
In primo luogo ai fini della conoscenza, perché se conosciamo la nostra storia e da dove veniamo sapremo meglio capire chi siamo e dove siamo diretti, affinché si possano evitare quegli errori commessi nel passato.
C’è poi un dato per così dire temporale. Mentre, infatti, fino ad ora alcune delle persone che hanno vissuto quegli eventi erano vive e, quindi, potevano raccontarceli direttamente e con dovizia di particolari, con il trascorrere degli anni sarà più difficile trovare testimonianze dirette. Dobbiamo, quindi, essere noi a tenere viva la memoria storica e tramandarla ai nostri giovani, per educarli allo sviluppo del pensiero critico con l’intento di rileggere gli eventi obiettivamente e con onestà intellettuale.
Molte di quelle vittime erano giovani, a cominciare da Vincenzo Luisi che aveva appena 16 anni: un dato, questo, che ai nostri ragazzi non deve sfuggire, per ricordare loro che l’attuale condizione di persone libere di crescere in democrazia la dobbiamo proprio a chi, come Luisi e gli altri che perirono durante la Resistenza, sacrificò la propria vita a questi ideali.
Ed è proprio ai giovani che voglio rivolgermi, prendendo spunto da due elementi che più mi hanno colpito nel rileggere gli eventi di quei giorni.
Il primo riguarda il motivo che spinse i materani alla ribellione: l’ennesimo saccheggio della propria città da parte dei nazisti. Il messaggio che si coglie e che io voglio trasmettere a voi è questo: non lasciatevi depredare della vostra terra, delle vostre risorse, delle vostre energie. Difendete strenuamente i valori in cui credete, come fecero quei vostri coetanei nel ’43.
E arrivo così alla seconda riflessione che è scaturita in me dalla narrazione dei fatti storici: i nazisti, prima di abbandonare la città, tentarono di lasciarla al buio, assediando il palazzo dell’elettricità. Ecco, l’esortazione che faccio a voi giovani è: non consentite a nessuno di spegnere la vostra luce, di lasciarvi al buio, di annientare i vostri sogni e le vostre speranze. Aggrappatevi ad essi, difendeteli con tutte le forze che avete, con le unghie e con i denti, e sarete uomini e donne liberi in un mondo libero.
Questo è l’insegnamento che ancora oggi fa eco dall’insurrezione di Matera e dall’azione di quanti si immolarono per gli ideali di libertà e democrazia. Ideali brillantemente cristallizzati nella Carta Costituzionale. La Costituzione non è un atto formale, ma una pietra miliare della nostra democrazia, a cui sono saldamente ancorati valori quali la libertà, l’eguaglianza, la solidarietà, la pace, il lavoro. Ma questi valori non basta declamarli o spiegarli: vanno coniugati nella vita quotidiana di ciascuno e della comunità intera, perché la Resistenza non è finita. La Resistenza è la difesa costante di questi valori da ciò che li mette in discussione e in pericolo. Una difesa che oggi è affidata a noi.
Viva la democrazia, viva Matera, viva l’Italia!
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