Nove donne – Enza, Daniela, Maria, Claudia, Martina T., Mimma, Martina B., Marianna, Lucia – non attrici professioniste e “trafitte da un raggio di sole” in un lungo periodo di “oscurità” hanno messo in scena uno spettacolo diverso dal solito e molto piacevole, fatto con passione che è arrivata direttamente al pubblico. Il saggio finale del Laboratorio di recitazione “Riflettersi al 2 Torri”, a cura di Camillo Marcello Ciorciaro, nell’area del Nuovo Cinema in Villa (Villa del Prefetto- Potenza) è riuscito a tradurre scenicamente suggestioni non scegliendo un unico testo, bensì proponendo al pubblico una selezione di brani differenti per ritmo, lunghezza e contenuto (esattamente come i momenti che hanno caratterizzato il nostro periodo della pandemia). Il linguaggio dominante, sempre diverso nei colori, è stato quello della poesia (a volte letta, a volte recitata a memoria), con uno spettacolo arricchito da riflessioni e attimi di profonda ironia e accompagnato dalle musiche originali di Davide Guglielmi. Le emozioni esternate al pubblico sono quelle di un anno scandito da continue interruzioni, da difficoltà organizzative, da cambi di orario in funzione delle nuove disposizioni e da momenti più o meno felici. Tutto è stato possibile grazie alla determinazione e al desiderio delle partecipanti al Laboratorio di portare avanti un percorso artistico. Il primo ad essere soddisfatto è il direttore del Laboratorio Ciorciaro ricordando che “nonostante il periodo che abbiamo vissuto, attraverso i giochi teatrali, la musica e alcune follie creative, siamo riusciti a ritagliarci un momento di apparente “normalità”. A prescindere dalle esperienze pregresse di alcune partecipanti, l’obiettivo raggiunto è stato quello di prendere confidenza con il palcoscenico e con la sua magia. Entrare in contatto con un mondo “altro”, e in particolar modo con la propria fantasia, non è stato semplice, ma ridere e scherzare, pur rispettando le dure regole del palcoscenico, lezione dopo lezione ci ha sicuramente aiutato. Il teatro è un meraviglioso gioco con delle regole ferree, ma durante un laboratorio – racconta Ciorciaro – cerco di fare in modo che nessuno di questi due concetti prevalga sull’altro”. Uno spettacolo che è stato un importante segnale per la ripresa dello spettacolo dal vivo. Il direttore ha idee chiare e cita Giorgio Albertazzi un giorno mi disse: “amo la precarietà di questo lavoro, perché se non ci fosse non sarei costretto a reinventarmi ogni giorno”. Per me fu un grande, grandissimo insegnamento! L’incertezza del domani, dinamica alla base del mio lavoro, può essere quindi anche una “fortuna”, se letta in questo modo, ma oggi, alle prese con le dinamiche della pandemia che stiamo vivendo, diventa purtroppo sinonimo di difficoltà/impossibilità nel progettare. Nel mio settore, ma forse non solo nel mio, è diventato veramente difficile guardare più in là del proprio naso, ma se c’è una cosa che tutto questo mi sta insegnando è che bisogna rimanere uniti, bisogna stare insieme e fare squadra ancor più e ancora meglio rispetto a quanto non facessimo già prima di questo periodo. Ecco – dice l’attore-regista – questa è la mia idea e il mio proposito per la ripresa: creare nuovi rapporti e nuove collaborazioni; mettere da parte l’ “io” a favore del “noi”, quindi a favore di quella che deve essere una visione veramente comune. Parafrasando una canzone di De André, credo che solo con questa azione si possa fare in modo che “…dal letame nascano i fior”.
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