Mentre “altrove” , al Nord, si sperimentano iniziative attraverso progetti fortemente innovativi per arginare lo spopolamento dei piccoli comuni delle aree interne, “da noi” ci sono solo inviti diretti ed indiretti ad abbandonare ogni attività e ad andare via. Così l’ad Terre di Aristeo Saverio Lamiranda commenta la situazione della “solita” strada Sp 10 Forenza-Acerenza che dopo l’ennesima pioggia torrenziale isola un comprensorio a forte interesse turistico.
Il riferimento invece alla novità è per il progetto in fase di attuazione fra la provincia di Udine e quella di Pordenone, in aree interne con elevati indici di spopolamento. Si tratta dell’iniziativa “Vieni a vivere e lavorare in montagna” che sta raccogliendo i primi frutti. Sono 20 i nuovi residenti delle “piccole comunità accoglienti” – Comeglians, Resia, Resiutta, Savogna, Stregna, Tramonti di Sotto e Tramonti di Sopra, tutti al di sotto dei mille abitanti – che si sono messe in gioco: una formula innovativa, non basata su proposte dal sapore di svendita come le case gratuite o a un euro, ma sull’impegno da parte dei comuni montani di predisporre una rete di relazioni e opportunità per integrare i nuovi arrivati nel contesto. Non solo: per i nuovi abitanti, anche supporto per muoversi in un mercato del lavoro che in montagna mantiene comunque aperte diverse possibilità e posizioni, oltre naturalmente a essere possibile sede per chi lavora in smart working. I Comuni interessati stanno organizzando il periodo del soggiorno di prova per oltre 300 nuove persone coinvolte, e a ottobre il progetto «Vieni a vivere e lavorare in montagna» chiuderà per poter formalizzare le migliori modalità operative emerse, allo scopo di diffonderle. Ma – si interroga Lamiranda – come facciamo a ripetere questa bella esperienza e ad invitare a venire a vivere e lavorare a Forenza, Acerenza, nell’Alto Bradano se non riusciamo nemmeno a garantire una strada di collegamento tra due paesi? Puntare su nuovi residenti e sui servizi da offrire ai nuovi residenti per creare occasioni di lavoro ai nostri giovani – aggiunge – è sicuramente un’opportunità concreta al di là delle belle parole che sentiamo ripetere in convegni, conferenze e dibattiti. Per crederci e per farlo c’è bisogno però innanzitutto di istituzioni – provinciali e regionali su tutte – che affrontino da subito almeno i problemi più gravi tra i quali la viabilità è l’elemento prioritario. Non pensiamo di “copiare” gli innovativi assessorati destinati a favorire la crescita della popolazione in montagna come è accaduto in Friuli ma quanto meno una classe di amministratori che non si rinchiuda nei Palazzi di viale Verrastro e piazza Mario Pagano.
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