“Il Fondo sovrano per supportare gli investimenti delle imprese italiane per garantire l’approvvigionamento delle materie prime critiche che servono alla transizione industriale e alla transizione green a cui pensano i Ministri dell’Impresa e made In Italy Urso e dell’Economia Giorgetti è la fotocopia del Fondo sovrano proposto dal 2015 dal Centro Studi sociali e del lavoro della Uil e dalla Uil di Basilicata, con il supporto del Censis. Non si capisce perché il Fondo possa diventare possibile per il Governo Meloni ed impossibile in Basilicata tanto più dopo la nuova dgr che proroga la concessione Tempa Rossa alla Total sino al 2068 con royalties per 1,4 miliardi di euro”. Lo afferma il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli sottolineando l’esigenza, innanzitutto, di “sottrarre la questione dalla propaganda di questa campagna elettorale perché è una delle questioni decisive per affrontare il dopo petrolio e la transizione energetica. La proposta della Uil è molto semplice: si tratta di alimentare il Fondo con le royalty del petrolio sul modello norvegese e dell’Alberta Heritage Savings Trust Fund. Questo significa che per ogni euro depositato nel Fondo alimentato dalle royalties Eni e Total si possono creare circa 1,7 euro di redditi da investimenti per lo sviluppo, l’occupazione, il benessere sociale delle popolazioni. Perché non si possa fare soprattutto adesso che a parlarne sono Ministri del Governo è una domanda legittima almeno per noi della Uil che ci lavoriamo da circa 10 anni. Sul modello del fondo sovrano norvegese – il più grande detentore di azioni nei mercati azionari globali, con partecipazioni in circa 9.000 aziende in tutto il mondo – la nostra proposta è ispirata da due sentimenti-guida: quello della generatività delle commodities da far attecchire alla economia di famiglie e imprese lucane, massimizzandone i risultati e quello della destinazione per programmi rivolti alle nuove generazioni. Il Fondo – sul modello norvegese tradotto nelle competenze e nella strumentazione regionale – arricchito da un impiego prudente sul mercato finanziario, proietta la programmazione al futuro e al dopo-petrolio alimentando un flusso di risorse utili, sia come accumulo di “previdenza sociale” per i cittadini lucani e sia per costituire uno stock di risorse a “tesoreria regionale”, da investire nello sviluppo del territorio. Tutti sostengono che le compagnie petrolifere devono partecipare e contribuire allo sviluppo della nostra regione, ma poi non si va al di là dell’incasso delle royalties e dei programmi di spesa in mille rivoli, compresso il Programma Operativo Val d’Agri. Dovevamo chiedere di più ad Eni e dobbiamo farlo adesso oltre che ad Eni a Total.
E’ una strategia quella della Uil – sottolinea Tortorelli – adeguata alle nuove sfide della transizione energetica, che nel comprensorio petrolifero della Val d’Agri riguarda direttamente il superamento del petrolio, che guarda oltre la mediazione tra ambiente e lavoro e guardare alle tematiche della sostenibilità come reale e nuova opportunità di lavoro.
Per accelerare questo progetto, pensiamo che le compagnie petrolifere, in attesa di decidere se parteciparvi direttamente, soprattutto dopo la recente proroga per Total sino al 2068, possano procedere ad anticipazioni. Una sorta di “prestito” o se vogliamo di “garanzia” per quando andranno via. Solo così sarà possibile rendere operativo in tempi brevi il Fondo, lo strumento che può assicurare il futuro delle nostre comunità avviando a soluzioni le emergenze sociali, su tutte la povertà, il reinserimento dei lavoratori troppi vecchi per essere richiamati a lavoro e troppo giovani per essere collocati in pensione, il blocco della fuga dei giovani”.
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