Un giorno di straordinaria follia vissuto alla sala prelievi dell’Ospedale di Tinchi

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Ciò che sta accadendo in questi giorni al centro analisi dell’Ospedale di Tinchi, ha dell’inverosimile.

Stamattina ho costatato di persona la grave situazione che coinvolge i pazienti che malauguratamente hanno bisogno di una visita o di un prelievo. In attesa che il servizio aprisse alle ore otto, si è pian piano formato, davanti l’ingresso, un assembramento di circa cinquanta persone infreddolite e con molti anziani in evidente bisogno di andare al bagno.

Purtroppo né un riparo né un bagno a disposizione. Solo le mura dell’Ospedale stesso a riparare i pazienti dalle forti raffiche di vento gelido che stamattina spazzava il territorio.

All’apertura dello sportello è accaduto l’inverosimile. In assenza di biglietti elimina coda, non si è stati più in grado di capire chi fosse arrivato per primo e chi dopo, generando una calca all’ingresso del CUP, con buona pace del distanziamento sociale.

Intanto una coppia di anziani, approfittando della confusione, si è presentata dichiarando di essere parente di un dottore ed è entrata per prima beffando e umiliando tanta gente che aspettava da ore. A niente sono valse le proteste e le imprecazioni. 

Ad aumentare la rabbia e i disagi, sono arrivate le indicazioni del servizio di vigilanza che procedeva ad informare i pazienti che sarebbero entrati prima chi doveva fare qualche visita e poi quelli presenti per le analisi.

Dopo circa mezz’ora si cambia! Si poteva entrare secondo l’ordine di arrivo.

Intanto gli animi si sono scaldati al punto che si è fatto fatica a controllare la rabbia.

Alcuni anziani si sono dovuti sedere sui vasi delle aiuole affaticati e disorientati ed altri accompagnati da qualche parte a provvedere ai bisogni fisiologici impellenti.

Senza rispetto della dignità dei cittadini, senza alcuna attenzione per i pazienti, alcuni dei quali con gravi patologie.

E non da parte degli operatori sanitari o delle persone agli sportelli, che colpa certo non ne hanno, essendo anch’essi vittime di un sistema indecoroso per un Paese civile.

Ho avuto tempo per passeggiare su è giù davanti al CUP e, tra le altre cose, mi sono anche accorto che, tra il nuovo centro analisi e il centro sala prelievi, insiste una tettoia in amianto.

Con il vento di stamattina abbiamo respirato anche le fibre di questo materiale.

Dov’è la sanità Lucana? Cosa fa il Tribunale dei diritti del malato? La politica, attraverso i rappresentanti del territorio (un Assessore Regionale, un Consigliere Regionale), può interessarsi di questa grave situazione che attenta alla dignità e alla salute dei cittadini, ammesso che ne siano capaci?

Quando arriverà l’autunno se, malauguratamente dovesse ripartire la pandemia, cosa avrà fatto la Regione per tutelare le vite dei cittadini del metapontino e cosa ne sarà di noi?

Mentre in altri territori si aprono nuovi ospedali e si riaprono quelli chiusi, da noi si aspetta che il destino concluda il suo corso. 

Intanto provo a mettere al corrente di questa situazione, il Ministro della Salute e il Tribunale dei diritti del malato. Giusto perché poi non si dica che non si sapeva nulla di tutto ciò.

Rocco Caramuscio

Italia in Comune Basilicata

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