In occasione della commemorazione che si è tenuta oggi a Balvano in ricordo del 43° anniversario che il 23 novembre 1980 colpì la Basilicata e la Campania e che a Balvano causò 77 vittime, di cui 66, soprattutto giovani e giovanissime, dovute al crollo della chiesa Madre, il vicepresidente e assessore alla Salute e Politiche della Persona Francesco Fanelli, che vi ha preso parte in nome del governo regionale, ha così rivolto un saluto a tutta la comunità presente:
n Basilicata il ricordo della tragedia del terremoto del 1980 è per le istituzioni pubbliche un dovere a cui non si può derogare: il futuro di una comunità si costruisce facendo tesoro delle tragedie del passato e coltivandone la memoria fra le giovani generazioni, così come in questi anni è stato fatto nelle nostre scuole e nelle famiglie.
Il ricordo riguarda innanzitutto le vittime, alle quali rivolgiamo ancora una volta un pensiero commosso. Ma riguarda anche il grande moto di solidarietà che nelle ore immediatamente successive alle scosse e nei mesi successivi fece emergere i sentimenti e la fattiva operosità del popolo italiano e lucano.
Centinaia di volontari accorsero da tutta l’Italia per scavare fra le macerie, uomini dell’esercito e delle forze dell’ordine, e insieme a loro tante istituzioni, tante associazioni, tante persone comuni e soprattutto tantissimi giovani che hanno offerto un importante contributo di solidarietà. Ancora oggi, a 43 anni di distanza, a loro va il nostro ringraziamento. Allora, lo sappiamo, non esisteva la Protezione civile. E proprio da quella esperienza, con il fondamentale apporto di uomini come Giuseppe Zamberletti che qui a Balvano avete conosciuto bene, negli anni successivi al terremoto del 1980 in Italia è nato il “sistema della protezione civile”, che oggi è un riferimento a livello europeo e che può contare anche sull’impegno costante e disinteressato di un’ampia rete associativa. In Basilicata le associazioni di protezione civile raggruppano tantissimi volontari intervenuti anche di recente ovunque ci fosse bisogno del loro aiuto. In Basilicata e altrove.
Questa testimonianza di solidarietà e allo stesso tempo di organizzazione, che si manifesta attraverso l’attività quotidiana dei gruppi e delle strutture della protezione civile, è forse l’insegnamento più importante che viene dalla tragedia del terremoto del 1980. Noi lucani non dimentichiamo, ed abbiamo saputo arricchire il patrimonio di valori che fonda l’identità regionale restituendo ad altri la solidarietà che in quella tragica circostanza abbiamo ricevuto.
Il terremoto è stato seguito dalla lunga e complessa vicenda della ricostruzione, che ha visto i nostri Comuni, pur fra tante difficoltà, impegnati a rinnovare spesso con importanti realizzazioni, i centri storici e il patrimonio abitativo.
È nata inoltre l’Università degli Studi della Basilicata, che cercheremo di difendere e di rendere sempre più attrattiva. Ma non possiamo però dimenticare, accanto ad alcune eccellenze industriali come la Ferrero di Balvano, le tante difficoltà registrate nelle politiche di sviluppo del dopo terremoto ed anche l’uso distorto dei fondi pubblici che in molti casi si è verificato. Difficoltà che hanno segnato i limiti di una classe dirigente e che ancora oggi, in una realtà certamente diversa, ci costringono a confrontarci con i nodi irrisolti della vicenda economica del Sud.
Come governo regionale, siamo impegnati da tempo nel tentativo di fronteggiare le emergenze economiche e sociali derivanti dalle crisi degli ultimi anni, per costruire occasioni di sviluppo e di progresso sociale e civile nel rispetto dell’ambiente e della salute. Stiamo lavorando per rafforzare il servizio sanitario, che in tutta Italia è stato messo a dura prova dalla pandemia, puntando sulle eccellenze dei nostri ospedali e sulla medicina del territorio. Inoltre, per la prima volta i cittadini lucani stanno ricevendo i benefici diretti delle estrazioni petrolifere e stanno diventando protagonisti della transizione energetica.
Cerchiamo anche di migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, la sua capacità di spendere bene i fondi pubblici. E soprattutto non sottovalutiamo il tema della prevenzione dai rischi naturali, che cerchiamo quotidianamente di tradurre in scelte di governo. La vicenda del terremoto del 1980, e le successive emergenze che abbiamo affrontato in tutti questi anni, ci hanno insegnato che la gestione dei rischi naturali è un tema essenziale delle politiche pubbliche, ad ogni livello istituzionale. Insieme alle amministrazioni locali ed alle nostre comunità cercheremo di affrontarlo con dedizione e impegno. Il terremoto di quel 23 novembre del 1980 rimarrà per sempre una ferita aperta in tutti noi. Ma come spesso accade, la resilienza che scaturisce dalle tragedie può essere fonte di sviluppo, miglioramento e crescita. Oggi siamo qui non solo per ricordare e onorare quanti in quel tragico giorno persero la vita, i propri cari, le proprie case, ma anche per continuare a custodire il ricordo e per trasformarlo in un momento di confronto e di utilità rispetto alla gestione delle emergenze e alla cultura della prevenzione pur restando sempre consapevoli della nostra fragilità umana”.
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