di Michele Selvaggi
Uno dei “mostri sacri” della musica mondiale, Antonio Lucio Vivaldi ( 1678 – 1741 ), omaggiato attraverso “ Vivaldiana”, il recente, brillante lavoro del Prof. Dino Berardino D’Angella. Un volume di circa 140 pagine, in bella veste tipografica, stampato dalla tipografia Disantis di Bernalda e da poco pubblicato. Scopo dell’opera, rendere onore al musicista veneziano di origine lucana ( Pomarico), “ per circa due secoli – scrive l’autore – passato in secondo piano, ignorato da compilatori di storia regionale. Solo dopo il 1920, è stato in parte riconosciuto il suo genio musicale e le sue origini lucane, per parte materna, essendo la madre Camilla Caliccchio, figlia del sarto pomaricano Camillo Calicchio, emigrato nel 1650 in quel di Venezia a cercar miglior fortuna”. Secondo D’Angella, “ far conoscere la sua musica, diffonderla tra i giovani e non giovani, è cosa importante. Negli ultimi anni son cresciuti gli interessi intorno a questo gigante della musica, grazie alle iniziative degne di attenzione, tra cui, almeno in Lucania va ricordato il “Pomarico Festival Vivaldiano”, in certo senso ispirato dal prof. Antonio Bonavista, il cui impegno ha permesso di scoprire alcuni fatti relativi alla famiglia Calicchio, di origine pomaricana e quindi lucana. Proprio grazie al Prof. Bonavista , prematuramente scomparso nel 2011 – scrive l’autore – si parla con insistenza di Vivaldi nell’area del materano, abituata ai nomi di C. Gesualdo da Venosa, dell’irsinese Trabaci, del materano E. Romualdo Duni e del miglionichese Marcantonio Mazzone. Anche se con ritardo – spiega D’Angella – rendiamo al “Prete rosso”, giusto riconoscimento e riconoscenza, esprimendo sensi di gratitudine a quanti si impegnano ( tra i quali Sergio Pizzilli, Gennaro Scandiffio, Pietro Variuolo….), a far conoscere e amare la sua musica”. Ritornando all’opera vivaldiana dello storico scrittore pisticcese, la stessa, in particolare, si compone di 18 capitoli ed inizia con il viaggio di Camillo Calicchio, da Pomarico a Fasano e poi a Venezia. “ Le ricerche condotte dal prof. Bonavista e da altri ( E. Selfridge e M.Gianola, pubblicare dalla rivista “ Studi Vivaldiani” ( 2015) – scrive l’autore – permettono di ricostruire l’albero genealogico ed in parte la provenienza lucana del Vivaldi”. Negli altri capitoli, spazio al racconto della nascita e infanzia del futuro grande musicista, la educazione paterna, l’avvio alla carriera ecclesiastica e sacerdozio e, man mano, ai suoi primi successi di musicista nella Venezia del 700, con il massimo della gloria e notorietà, raggiunti tra il 1720 e 1725. Capitolo a parte l’incontro con l’Imperatore d’Austria Carlo VI, e l’altro in cui si evidenziano i rapporti di amicizia con Carlo Goldoni che era solito chiamare Vivaldi “ Prete rosso”. Non poteva mancare un particolare riferimento ai famosi concerti “ Le quattro stagioni”, di cui – secondo D’Angella – “ il più acclamato, il più amato resta quello della Primavera”. Un’attenta, precisa ricostruzione, quella degli ultimi anni di vita del musicista, “vissuti in non poche amarezze” e la sua morte avvenuta nel caldissimo 28 luglio 1741 a Vienna. “Vivaldiana”, opera di grande spessore artistico, storico, letterario, firmata dal prof. D’Angella, che ha così voluto rendere omaggio ad un grande artista come Lucio Antonio Vivaldi, le cui origini – ricorda l’autore – “ si perdono nella bottega di un giovane sarto, di un piccolo paese lucano” ( Pomarico) della provincia di Matera. Si, di Matera, capitale europea della cultura 2019”. Come è noto il Prof. D’Angella, già Dirigente Scolastico, si interessa di linguistica e storia. Ha pubblicato oltre 30 opere tra cui “Saggio storico su Pisticci”, “Storia della Basilicata “, “Storia di Camarda e di Bernalda”, “Note storiche di Craco”, “Storia di Grottole, “La società pisticcese nel 700”, “ Vocabolario del dialetto pisticcese”, “ Brigantaggio Lucano dell’800”.
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